Ho appena letto l’articolo sulla maestra e sulla sua penna rossa, ossia l’esperienza che la docente ha avuto con la mamma di un alunno che era rimasto traumatizzato dalle correzioni con la penna rossa.
In tutto e per tutto sono perfettamente in linea con la docente. Mi permetto, però, di dare un suggerimento, perché, se è vero che ognuno deve fare il suo mestiere (la mamma deve fare la mamma e l’insegnante deve fare l’insegnante), è anche vero però che entrambe le categorie hanno il diritto di darsi dei consigli e il dovere di ascoltarli, nel bene comune dei ragazzi.
Io penso che gratificare sia importante quanto correggere. Se un ragazzo commette un errore, è bene che l’errore venga corretto. Ma se in quello stesso tema il ragazzo esprime un concetto importante e lo scrive bene, è altrettanto importante che venga gratificato.
È ovvio che la mancanza di errori non debba essere gratificata, sto parlando infatti dei concetti particolarmente importanti o espressi molto bene. In questi casi, suggerirei l’utilizzo della penna o della matita “verde”.
Come mamma, trovo superfluo e poco rispettoso ricordare ai docenti l’importanza pedagogica della gratificazione e dell’autostima dell’individuo in crescita.
— Ines De Luca
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