Svariati gli episodi di violenza a danno dei docenti che purtroppo sono saliti agli onori della cronaca i questi giorni: una docente presa a sediate dagli studenti, una mamma che sputa addosso alla maestra della figlia. Non si possono che confermare le statistiche internazionali, secondo cui l’Italia è tra gli ultimi paesi al mondo per rispetto nei confronti di chi insegna.
Emerge questo dato infatti dall’indagine del Global Teacher Status Index, fatto grazie a 35mila intervistati tra i 16 e i 65 anni. Il nostro paese è al 33esimo posto su 35 per quanto riguarda lo status degli insegnanti e il rispetto degli alunni per chi sta in cattedra. Solo Israele e Brasile si collocano più in basso. Seguono anche i mediocri risultati scolastici degli studenti, emersi dai test internazionali Pisa di matematica e lettura.
“Questo indice fornisce finalmente una prova accademica a qualcosa che abbiamo sempre saputo istintivamente: il legame tra lo status degli insegnanti nella società e il rendimento dei bambini a scuola. Ora possiamo affermare senza ombra di dubbio che il rispetto degli insegnanti non è solo un importante dovere morale, ma è essenziale per i risultati scolastici di un paese” dice Sunny Varkey della Varkey foundation che ogni anno organizza il Global Teacher Prize per il miglior professore del mondo, un modo per ricordare l’importanza dei docenti nella costruzione del futuro del pianeta.
Solo il 16% degli italiani intervistati ritiene infatti che gli studenti i rispettino i propri insegnanti. Si tratta del sesto dato più basso tra tutti i paesi intervistati e del più basso in assoluto tra le grandi economie europee. Un dato che colloca l’Italia nel mondo molto più indietro rispetto alla Cina, dove l’81% degli intervistati ritiene che gli alunni rispettino i propri insegnanti. Gli italiani credono che il rispetto degli alunni per gli insegnanti sia diminuito dal 2013 quando il dato era pari al 20%.
Eppure nonostante questa pessima considerazione del corpo docenti, quasi un italiano su tre (il 31%) spingerebbe il proprio figlio a diventare insegnante. Probabilmente ad attrarre maggiormente non è la vocazione di insegnare ma il miraggio di un posto fisso. La nostra rappresenta infatti la seconda percentuale più alta tra le maggiori economie dell’UE dopo la Spagna (39%), con un aumento rispetto al 2013, anno in cui la stessa si fermava al 28%.
E parlando di retribuzioni, la metà degli intervistati ritiene che gli insegnanti dovrebbero essere pagati in base ai risultati dei loro alunni, mentre quelli contrari all’idea sono poco più di un quarto (26%). Attrae meno che in passato l’idea che lo stipendio sia legato ai risultati. Nel 2013 il 67% era favorevole, ora il 50%.
In merito allo status degli insegnanti, l’Italia ottiene una delle posizioni più basse tra i paesi intervistati, posizionandosi al 33° posto su 35 nel Global Teacher Status Index 2018.