“Ci attendiamo 300mila nuovi casi in carico ai dipartimenti di salute mentale”. L’annuncio del presidente della Società Italiana di Psichiatria Massimo Digiannantonio.
Da quando la pandemia del SARS-CoV-2 ha colpito il pianeta ci sono stati riscontri drammatici a livello economico, di demografia ed istruzione, ma anche sulla salute mentale sui cittadini di molti paesi.
A confermarlo è uno studio condotto dall’Istituto Superiore di Sanità che ha preso in esame 2700 soggetti di età media di 45 anni oltre che 878 famiglie con gemelli minorenni. La ricerca rivela che l’equilibrio mentale delle persone negli ultimi mesi è in caduta libera, un forte aumento di ansia, depressione e stress, il 13% dei soggetti esaminati dice di sentirsi triste piuttosto spesso, il 6% ha dormito peggio durante il lockdown e l’11% di essersi sentito spesso solo.
A questo proposito, è intervenuto il presidente della Società Italiana di Psichiatria Massimo Digiannantonio, che illustra il problema: “Le conseguenze della pandemia sono state importanti sia sulla popolazione in generale, sia su quella parte che già da tempo afferiva ai dipartimenti di salute mentale perché portatrice di una patologia psichiatrica, sia nella grande galassia degli operatori sanitari. Se ne parla troppo poco, ma le conseguenze psicologiche della pandemia saranno gravi e diffusissime.“
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Il professore poi spiega che cosa hanno riscontrato gli studi: “Ci troviamo di fronte un aumento dei disturbi dell’adattamento con ansietà generalizzata e ansietà somatizzata. Ce lo dimostrano chiaramente alcuni indicatori neurobiologici come l’alterazione del ritmo circadiano sonno-veglia, la produzione cortico-steroidea dell’asse ipotalamo-surrene-ipofisi e l’alterazione dei parametri biologici di base. È poi necessario fare delle distinzioni: vi sono dei profili di personalità cosiddetti “campo dipendenti” che in questi mesi hanno avuto un incremento della sintomatologia negativa, come diminuzione delle azioni, abbassamento delle relazioni, calo dell’interesse alle attività sociali, diminuzione della capacità di interazione sociale, rifugio nei mondi virtuali e disturbi alimentari. Molti di loro hanno anche trovato rifugio nelle auto terapie consumando sostanze psicofarmacologiche legali come ansiolitici, ipnotici e antidepressivi, senza dimenticare alcol e sostanze psicoattive. Oltre a loro ci sono poi soggetti che noi addetti ai lavori definiamo “campo indipendenti”, che hanno avuto reazioni diametralmente opposte: attivazione del comportamento, tendenza alla iper eccitabilità, desiderio di infrangere i limiti e le restrizioni e forte istinto alla trasgressione; per questi l'”azione” è un modo per spezzare il circolo vizioso di ansia e preoccupazione.”
Riguardo alcuni soggetti più a rischio come bambini ed adolescenti annuncia: “In loro registriamo una condizione di rallentamento della maturazione psicoaffettiva, un rallentamento nella maturazione della condizione psicosociale, una sensazione di disorientamento e una regressione nella capacità di sviluppare rapporti indipendenti. Ricordo che mentre la famiglia è considerata l’agenzia di socializzazione primaria, quella secondaria e altrettanto fondamentale è la scuola. Quando questa viene meno in un’età particolarmente delicata come la prima infanzia, la seconda infanzia e la prima adolescenza gli effetti sui percorsi evolutivi e maturativi non possono essere trascurabili.”
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Ma la difficoltà nell’aiutare le persone che soffrono di queste patologie è anche di natura economica, il settore della psichiatria è in crisi in Italia: “Oggi si sconta una drammatica riduzione degli organici negli ultimi anni con un rapporto tra neoassunti e professionisti andati in pensione che è di 1 su 4.Vogliamo svolgere la nostra attività al pari dei grandi paesi europei come Francia, Inghilterra e Germania, ma abbiamo bisogno disperato di fondi. Per legge i Dipartimenti di salute mentale dovrebbero attingere a una quota parte del 5% del budget delle aziende sanitarie regionali. Oggi però ricevono un finanziamento del 3,2 per cento sui budget aziendali. Ecco, oggi rischiamo di pagare a caro prezzo il disinvestimento pubblico nella tutela della salute mentale dei cittadini.“