Al ritorno da scuola il 9 febbraio scorso, il bambino di 10 anni protagonista suo malgrado di un fatto accaduto in una scuola di Foligno, avrebbe detto alla madre: “Ero lì da solo davanti alla finestra e non riuscivo a capire il perché, il tempo passava e non cambiava nulla”.
Il supplente quel giorno lo avrebbe costretto a voltarsi verso la finestra dando le spalle alla classe perché “brutto”. Da quanto riporta il Corriere della Sera, la mamma quel giorno, notando qualcosa di strano in suo figlio, gli aveva chiesto cosa fosse successo a scuola. E forse non si è accorta che il bambino avesse subito uno choc fino a quando non ha parlato anche con i genitori dei compagni di classe.
I bambini, tornando da scuola, avrebbero raccontato alle loro famiglie: “Il maestro ha invitato Mike ad alzarsi, gli ha detto quanto sei brutto, non mi devi guardare e gli ha ordinato di girarsi verso la finestra”. Mike è il solo bambino di colore della classe. I suoi genitori provengono dalla Nigeria e vivono da anni in Italia, lui e la sorellina (a quanto pare vittima di episodi analoghi) sono nati a Foligno, e lui frequenta la scuola elementare di Via Monte Cervino.
La mamma di Mike, quindi, si è rivolta all’avvocato Silvia Tomassoni che ha preparato la denuncia da presentare ai carabinieri. Gran parte del merito del fatto che Mike il lunedì successivo a questo vergognoso fatto abbia trovato la forza di tornare a scuola, va forse ai suoi compagni, che mentre il maestro lo umiliava, non sono stati zitti.
Il bambino avrebbe detto alla madre: “Mi è piaciuto vedere ragazzini e ragazzine, tutti con la pelle bianca, che si sono alzati e sono venuti vicino a me, si sono messi lì alla finestra e hanno detto al maestro: noi siamo uguali, noi siamo come lui, perciò anche noi ora stiamo qui, fermi, a vedere il mondo là fuori”.
L’avvocato Tomassoni afferma che questa è “l’unica nota lieta di una pagina triste, tristissima”. Il maestro protagonista della vicenda, intanto, si è giustificato parlando di un “esperimento sociale” che aveva annunciato ai ragazzi e che sarebbe dovuto servire a suscitare “provocazione”. Ma molti genitori non credono a questa versione. Uno di loro ha detto: “Per me questo è razzismo, non si possono fare esperimenti sui bambini, se di esperimento si è trattato”.