A Wuhan è tempo di festeggiamenti. La città cinese, nota ormai a tutti come quella da cui si è originato e diffuso il coronavirus, sta chiudendo gli ospedali mobili. Stanno smantellando le strutture sanitarie “improvvisate”, che erano state costruite per fronteggiare la diffusione del virus e accogliere i pazienti da esso infettati. Perché è stato dimesso l’ultimo paziente ed è ora di tornare alla normalità.
I 14 ospedali mobili sono stati costruiti, in pochissimo tempo, solo settanta giorni fa. Dato l’alto tasso dei contagiati, si è resa fin da subito necessaria la costruzione di cliniche quasi di fortuna. Solo così, infatti, si sarebbe potuta contenere l’ulteriore diffusione del coronavirus e il possibile collasso del sistema sanitario. In questo modo, sono stati trattati circa 12mila casi. Per farlo, sono stati richiamati medici e infermieri da tutta la Cina, per fornire la loro opera professionale.
All’inizio di marzo, a causa del calo dei contagiati, alcuni di essi sono stati sanificati, pronti per essere smantellati. Qualche giorno dopo, undici di essi sono stati chiusi. Restavano ancora cento persone ricoverate. Ieri, martedì 10 marzo, la bella notizia. L’ultimo paziente è stato dimesso e tutte le strutture sono state chiuse. Questo fatto è stato, dunque, accolto dalla festa. Medici e infermieri hanno esultato, si sono abbracciati: finalmente, hanno vinto contro il virus e potranno tornare dai loro cari, dopo tutto questo tempo.
Tuttavia, per ora, gli ospedali mobili non saranno ancora smantellati del tutto. Eventuali contagi ulteriori “verranno inviati prima agli ospedali designati e, solo in caso di necessità, gli ospedali modulari verranno riaperti“, come hanno spiegato gli esperti della National Health Commission. In aggiunta, a partire dall’inizio di questa settimana, la popolazione ha già ripreso le normali attività di routine. Sono state riaperte le scuole e alcune strutture hanno riaccolto i loro dipendenti. Il leggero ritorno alla normalità si sta facendo sentire.