A Barcellona, durante il Congresso europeo di oncologia Esmo, è stato mostrato il primo farmaco nella classe degli inibitori orali di TRK, in grado di debellare i tumori agendo sull’alterazione genetica (Ntrk”), anziché sull’organo malato.
I numeri di questo prodigioso farmaco parlano chiaro: riduzione del 30% della massa tumorale nel 79% dei pazienti sottoposti a test e nel 75% di quelli con metastasi cerebrali, con una sopravvivenza media che supera i 3 anni. Potrà essere usato nei pazienti per i quali un intervento sarebbe pericoloso e che hanno l’alterazione genica chiamata fusione genica di Ntrk.
Solo in Italia i pazienti del genere sono 4.000 all’anno. Per ora il farmaco si è rivelato efficace per 29 tipi di tumore. Salvatore Siena, oncologo dell’Ospedale Niguarda, afferma che il trattamento “si focalizza dunque direttamente sull’alterazione genica che promuove la crescita del tumore, e questa può essere comune a più tipi di tumore. La sfida oggi è, dunque, riuscire a scoprire i pazienti che hanno tale alterazione genica, per poterli trattare al meglio, e per questo è necessario che siano estesi i test genetici. Infatti, solo test specifici possono identificare tale fusione genica”.
Il test “andrebbe effettuato in presenza di metastasi, poiché la prima opzione quando possibile resta la chirurgia”. Purtroppo i test non si trovano in tutti gli ospedali, nonostante “una loro implementazione non sarebbe complessa da prevedere: in prima battuta è infatti sufficiente eseguire un test immunoistochimico, che è sempre generalmente disponibile ed ha costi ridotti, per rilevare la positività all’alterazione Ntrk; poi, se il paziente è positivo, si effettuano test più complessi”.
Ora si vuole “portare alla luce tutti quei pazienti per i quali le opzioni terapeutiche sono limitate, ma che hanno l’alterazione genica, perché questo darebbe loro una nuova opportunità di trattamento. Oggi, però, molti di questi pazienti sono nascosti, perché non sanno di avere l’alterazione. L’estensione dei test è perciò fondamentale”.