Spesso si discute riguardo il cosiddetto dress code, ovvero l’utilizzo di un abbigliamento adeguato in base all’ambiente in cui ci si trova (in questo caso si parla di ambiente universitario). È recente la nascita di un “decalogo” che ha fatto molto discutere e che è in uso nel corso di Economia Aziendale tenuto del professor Ferraresi all’Università degli Studi di Torino.
Le richieste sono poche e concise: vietati pantaloni strappati, bermuda e infradito. Pochi indumenti “banditi” per garantire quello che viene considerato “decoro”. In caso di outfit non idoneo non si potrà frequentare il corso (che è ritenuto tra quelli più importanti del primo anno).
Il professor Ferraresi ha espresso dunque la sua idea: “Sia all’esame, sia alla visione dei compiti, sia al ricevimento, sia a lezione, lo studente si deve presentare con i pantaloni interi, non strappati. In primavera e in estate con i pantaloni lunghi e scarpe chiuse. In caso contrario, non gli sarà consentito l’ingresso in aula o in ufficio. Equivalente decoro è ovviamente richiesto alle studentesse”. Ovviamente questo è un regolamento che riguarda solo alcuni corsi e non è da intendersi come un regolamento in uso in tutto l’ateneo.
Gli studenti universitari hanno reagito in maniera differente. Alcuni si sono fatti una grassa risata al riguardo, altri ritengono sia impossibile essere cacciati dall’aula per via del loro modo di vestire. Un gruppo di studenti però appoggia l’idea del docente: “In effetti almeno all’orale ci vuole un po’ di decoro, c’è chi si presenta in un modo tale da mettere in imbarazzo noi per primi”.
Il gruppo universitario Studenti Indipendenti, non ha preso di buon grado questa iniziativa ed ha aspramente criticato l’iniziativa: “Per noi è un posto dove studiare, riflettere e confrontarsi, non un posto di lavoro dove ci si deve vestire in un certo modo. Qui l’atmosfera è da caserma, in giacca e cravatta o quasi. E poi chi è che decide qual è il limite del decoro?. Al decoro, all’autoritarismo e al sessismo, opporremo il nostro essere indecorosi, la nostra libertà e autodeterminazione”
Quante polemiche, quando basterebbe il potere del “soft power”.
Se la maggior parte degli studenti e dei docenti si accorda per uno stile basterebbe trattare con risatine di pungente disprezzo e occhiate ironiche i non conformi. Uno sguardo e mille risatine in surround 5.2 sono capaci di castigare più di mille divieti imposti con la forza.
pardon: la tastiera non ha fatto il suo dovere, “si accordasse”