Se un giorno vi domandassero: “Cos’è per voi la determinazione?” cosa rispondereste? Ad una domanda del genere spesso si resta impietriti perché ad un interrogativo all’apparenza banale si possono nascondere mille significati differenti. Ma oggi a darci una risposta è una donna che sicuramente conosce bene sia la determinazione che il coraggio, una donna di 50 anni che non si è voluta mai arrendere e ha continuato ad inseguire il suo sogno.
Olga D’Eramo non ha paura. Dopo essere stata ricoverata in ospedale ad Alessandria a causa di un’emorragia cerebrale scopre una terribile verità: ha un tumore al cervello. Ma non era questo a preoccuparla, bensì una data importante segnata sulla sua agenda: la data della sua tesi di laurea. La donna infatti ha deciso di sognare e l’ha voluto fare in grande, iscrivendosi all’università UniNettuno per potersi laureare in Psicologia.
L’unica preoccupazione di Olga, nel momento in cui giaceva immobile per fare la tac, era di come poter affrontare la sua seduta di laurea. La sua malattia era come se non esistesse, esisteva solo il suo sogno. Il suo coraggio e la sua determinazione sono stati determinanti infatti, non potendosi presentare a Roma per discutere la sua tesi, è venuta la commissione ad ascoltarla nel reparto in cui stava Olga, strappando anche un risultato degno di rispetto: 107 su 110.
La tesi della paziente aveva come argomento la “Parità di genere nel mondo dei motociclisti” argomento che le stava molto a cuore essendo lei una motociclista. Nonostante la seduta non si fosse tenuta all’ateneo c’è stata una cerimonia in piena regola al reparto ospedaliero, con professori in toga, la corona d’alloro, i fiori e anche i confetti. Olga ha commentato così quanto fatto: “Se oggi sono arrivata qui, a discutere la mia tesi, lo devo a tutte quelle persone che mi sono state vicine. A mia sorella Valeria, a mia mamma Germana, alle mie amiche e amici, Manuela, Ornella, Teresa, Gianni, Marco, Andrea, Maria, ai medici e agli infermieri, che mi hanno dato speranza e amore. A mio marito Marco, che è stato sempre qui tenendomi la mano, e a questo ospedale, che per me è una casa. Mi dicono tutti che sono una guerriera ma nessuno può esserlo da solo”