DISATTENZIONE : LE CLASSI DIFFICILI
È praticamente impossibile che un insegnante nella propria esperienza non incontri un allievo per il quale restare seduto in classe un’intera mattinata, o anche solamente per una parte di essa, sia faticoso, talora difficile, se non impossibile.
In genere, gli allievi dei primi anni della scuola primaria richiedono un costante monitoraggio delle attività nonché frequenti interventi di richiamo rispetto a livello di rumore prodotto punto quando si arriva in classe terza, l’autocontrollo motorio comincia ad aumentare e diventano meno frequenti i momenti nei quali è necessario un intervento diretto per contenere il bisogno di muoversi o spostarsi.
Tuttavia se l’alunno presentava, fin dall’inizio della tua avventura scolastica, una particolare difficoltà nel mantenere l’attenzione orientata al compito questa diviene un problema permanente, per acquisire, durante la scuola secondaria, una rilevanza ancora maggiore, compromettendo in alcuni casi l’andamento scolastico.
Ci sono poi dei comportamenti particolari, osservabili al momento dell’arrivo scuola, durante il cambio dell’ora di lezione o a ricreazione, che sono degni di nota: presentarsi spesso al mattino in classe con qualche oggetto con cui cercare di attirare l’attenzione dei compagni, nella speranza di ritardare l’inizio della lezione; difficoltà ad acquisire le routine di lavoro, come estrarre dallo zaino il materiale necessario per lo svolgimento delle attività didattiche; interrompere l’insegnante con richieste non sempre pertinenti alla situazione, se non addirittura ostacolare apertamente l’inizio della lezione. In molti casi l’esperienza e le capacità relazionali dell’insegnante consentono un sufficiente controllo di questi comportamenti, una loro gestione all’interno del gruppo, spesso anche il recupero di un buon clima per l’avvio del lavoro; in altri casi, invece, è necessario un approfondimento delle motivazioni che possono aver determinato quel problema e la sua frequente comparsa.
Diventa allora necessario organizzare l’ambiente scolastico in modo efficace, per esempio tramite la precisa definizione di regole o routine, la modulazione del carico di lavoro in base alle possibilità attentive del singolo o della classe, oppure intervenire sulle conseguenze di specifici comportamenti-problema, per esempio tramite un sistema di gratificazioni.
Ogni insegnante ha sicuramente presente alcune situazioni nelle quali l’attenzione ai contenuti della lezione viene a mancare per motivi diversi, sia da parte del gruppo classe sia da parte di un particolare allievo. Di conseguenza, nell’organizzare la propria attività didattica, deve tener conto dei tempi di attenzione della classe, della presenza di studenti con debolezze specifiche nella disciplina, dei diversi livelli di partecipazione, di interesse, di coinvolgimento nelle attività, ma anche del grado di autonomia degli allievi.
CHE COSA È L’ADHD
L’ADHD è un disturbo dell’autoregolazione cognitiva e comportamentale caratterizzato da un insieme di problemi che si possono manifestare in forme differenti in base all’età, nel controllare l’attenzione, l’impulsività e il livello di attività motoria. Tali criticità rendono difficoltoso l’apprendimento e ostacolano l’integrazione nei vari contesti di vita: in famiglia, a scuola, durante le attività ludiche o sportive, ecc.
L’ADHD si esprime attraverso numerosi sintomi collocabili all’interno di tre dimensioni, spesso tra loro collegate, ognuna delle quali contribuisce ai problemi di apprendimento e adattamento nei diversi contesti di vita:
- dimensione attentiva
- dimensione impulsiva
- dimensione iperattiva
Pertanto, se con la crescita il bambino non riesce ad attendere prima di agire oppure non utilizza in modo adeguato alcune delle diverse funzione attentiva, compromette la riuscita scolastica e la possibilità di costruirsi delle relazioni sociali. In genere, se prevalgono le problematiche relative alla disattenzione, si riscontrano problemi di apprendimento scolastico, mentre se predominano l’iperattività/impulsività sono prevalenti le difficoltà di adattamento sociale.
Una condizione di interesse clinico spesso associata all’ADHD è rappresentata dai Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA). L’allievo iperattivo e disattento tende a manifestare una serie di difficoltà tipiche dei bambini con DSA, sebbene con una maggiore variabilità di risultati.
UNA NUOVA CHIAVE DI LETTURA PER INTERVENIRE IN CLASSE
Non è sempre facile interpretare i comportamenti che insegnanti e genitori segnalano quando descrivono un ragazzo con difficoltà attentive e comportamentali. Quello che osserviamo è nella maggior parte delle situazioni solo la punta di un iceberg, dal quale emergono comportamenti critici, spesso molto problematici, le cui cause tuttavia possono trovare origine dalla combinazione di fattori biologici (i familiari dei bambini con questa diagnosi hanno circa il 35% di probabilità di presentare lo stesso problema, soprattutto in linea paterna) con quelli ambientali, e questi ultimi possono modularne l’espressitivà: capire “che cosa ci sia sotto” diventa fondamentale per intervenire e aiutare in modo corretto gli alunni iperattivi e disattenti.
Per guidare il lavoro dell’insegnante nel comprendere la natura del disturbo e nel progettare l’intervento educativo, esiste un modello “a due vie”, che consente di effettuare un’efficace lettura delle problematiche frequentemente rilevate in campo educativo. Il modello prevede l’analisi delle competenze suddivise in due dimensioni fondamentali, cioè la via energetica e la via organizzativa autoregolative, nelle tre componenti più interessate: la componente motoria, quella delle attività cognitive e quella delle relazioni socio-emotive.
COME E PERCHÉ COINVOLGERE I GENITORI
Nella fase iniziale di definizione delle problematiche di disattenzione e iperattività è importante per gli insegnanti coinvolgere i genitori per due ordini di ragioni:
– Possono rappresentare una fonte di informazioni privilegiata sul comportamento del bambino in contesti quotidiani (in coda al supermercato, durante l’attività sportiva, ecc…), in cui deve utilizzare in modo autonomo delle competenze autoregolative (gestire le attese, ricordarsi le regole di uno sport, ecc…);
– Devono diventare degli alleati nel processo educativo; infatti come dimostrano molte esperienze condotte in questo settore, un approccio coerente da parte dei vari adulti di riferimento rappresenta la premessa irrinunciabile per l’intervento educativo rivolto all’allievo iperattivo e disattento.
Per approfondire l’argomento, consigliamo:
Articolo molto interessante. Così come interessantissimo è il testo proposto. Che trovo urilissimo ed indispensabile per gli insegnanti.
Una sola considerazione, il testo ma in generale tutto il materiale proposto è rivolto ai bambini ed alla scuola elementare, anche la normativa sui BES ritengo sia incentrata sul primo ciclo della scuola.
Nell’articolo si parla principalmente di bambini, ma questi crescono e dopo il primo ciclo si passa alle scuole del secondo ciclo (medie e superiori). Esistono testi che affrontano il problema oer gli adolescenti? In modo da fornire agli insegnanti strumenti validi da utilizzare per cercare di prevenire quindi le difficoltà nel percorso di studi ed il possibile problema della dispersione scolastica?