Alcuni scienziati di un team di ricerca della North American Menopause Society (NAMS) coordinati dalla professoressa JoAnn Pinkerton Direttore Esecutivo, sono giunti alla conclusione che la vitamina D potrebbe ridurre il rischio di ammalarsi di diabete tipo 2, perché favorirebbe la sensibilità all’insulina, e quindi abbasserebbe i livelli glicemici nell’organismo.
La ricerca è stata condotta su 700 donne brasiliane di età compresa fra i 35 e i 74 anni a cui sono stati fatti compilare questionari specifici dai quali è emerso che chi assumeva integratori di vitamina D, ovvero il 3,5 percento del totale, aveva anche livelli glicemici più bassi rispetto alle altre partecipanti. Stessi dati sono usciti valutando i tempi di esposizione alla luce solare, la principale fonte attraverso cui il nostro organismo sintetizza vitamina D.
Inoltre la carenza di vitamina D, un gruppo di 5 proormoni liposolubili, era associata a livelli glicemici più elevati. Chiaramente si sta parlando di “studio di associazione” senza alcun rapporto causa-effetto dimostrato tra diabete di tipo 2 e vitamina D.
“Sebbene non sia stata dimostrata una relazione causale, bassi livelli di vitamina D possono giocare un ruolo significativo nel diabete mellito di tipo 2”, ha dichiarato la professoressa Pinkerton. “L’integrazione di vitamina D può aiutare a migliorare il controllo della glicemia, ma studi più approfonditi sono ancora necessari”, ha aggiunto la studiosa.
Voce contraria quella di Tim Spector, docente di Epidemiologia genetica presso il King’s College di Londra, che sostiene che la carenza della vitamina D sarebbe una vera e propria ‘pseudo-malattia’. Per chi vuole saperne di più, può trovare tutte le informazioni della ricerca sulla rivista scientifica Menopause.