Alessandro D’Avenia, autore e docente, parla di scuola del faticoso ruolo dell’insegnante.
“In Italia è la categoria degli insegnanti è quella più soggetta a burnout (dal verbo inglese bruciarsi), sfinimento psico-fisico da lavoro. Quando ho iniziato a insegnare, nel 2000, era già un’emergenza” dichiara al Corriere della Sera.
“La scuola così com’è è per noi insegnanti una sfinente guerra di relazioni (motivo per cui il ritornello caustico del lavoro solo mattutino e dei mesi di vacanza è fuori luogo)” prosegue.
“I genitori chiedono alla scuola di abbassare le pretese, impegnare i figli ma senza gravare sulla loro già faticosa gestione” aggiunge.
“Per questo non bastano sindacati/occupazioni/scioperi, normalizzati e resi sterili dal sistema, ma serve un serio lavoro di persone di professioni diverse, ma unite dall’obiettivo di riformare la scuola e capaci di risvegliare l’opinione pubblica, per far pressione su una politica che si ricorda della scuola in zona elezioni con quattro frasi paternalistiche su giovani e futuro e sentimentali fervorini sui docenti eroi della nazione. Magari la scuola diventasse argomento su cui giocarsi il consenso elettorale!” continua.
“Impegnare le ore di auto-formazione e di educazione civica per approfondire tra noi, e poi con i ragazzi, i testi segnalati o altri, per poi produrre insieme lettere, volantini e video sia di proposta sia di protesta su fatti precisi, da far girare a scuola e da indirizzare a Presidente della Repubblica, Premier, ministro dell’istruzione, sindaci, assessori scuola e mezzi di comunicazione” conclude.