Sono un docente precario a vita, ogni anno cambio scuola e quest’anno per la prima volta ho dovuto usare il registro elettronico.
Premetto che non sono anti-tecnologia: scrivo racconti e romanzi con word, ho una mail, un blog letterario, mi connetto a facebook, ma non condivido l’estremizzazione della tecnologia, soprattutto quando si ha a che fare con esseri umani (vedi alunni).
Visto che oramai non vengono più pagate le ore eccedenti, molte scuole fanno gli spazi di 50 o 55 minuti per avere recuperi da indirizzare sulle supplenze orarie quotidiane: dovere, quindi, in 50 minuti accendere computer non proprio velocissimi, accendere, magari le l.i.m. attendere il caricamento del programma, questo più o meno ogni ora, sottrae tempo alla vera e unica funzione scolastica: l’insegnamento.
Fra l’altro ci sono due registri: il diario giornaliero e il registro personale: doppia perdita di tempo, aggiungasi l’appello…
Il registro cartaceo dava modo di avere una visione immediata e comparativa dei giudizi del singolo e della classe, cosa che si fa anche con l’elettronico, ma con meno chiarezza e maggiore difficoltà.
Fortunatamente noi non avevamo ancora la funzione di collegamento da parte delle famiglie, il controllo su voti e assenze, che toglie la fiducia fra genitori e figli, che magari elimina qualche piccola frode o bugia degli alunni, ma svilisce il rapporto confidenziale e umano famigliare.
Uno strumento, dunque, del quale non si sentiva il bisogno, che convoglia risorse anche economiche sui computer di classe togliendole ad altro, magari proprio alle ore eccedenti, evitando così il troppo frequente spettacolo dei “migranti”, ragazzini che si trascinano le sedie verso altre classi che, essendo già piene, ricevendo nuovi alunni rendono difficile l’attività didattica e, secondo me, contravvengono anche diverse norme di sicurezza sul numero di persone rispetto alla cubatura delle aule.
Il sospetto che questa bella novità celi, come sempre, degli interessi privati in un servizio pubblico.
Vogliamo parlare, poi, della possibilità di hackeraggio del r.e. per modificare voti e note disciplinari? Stavolta glissiamo…
Marco Ernst, insegnante
O non hai capito niente o avete adottato un r.e. del fischio.
Un modo decisamente sbagliato di affrontare i problemi, Articolo riassumibile con “le ruote della mia macchina mi stanno dando problemi dunque la ruota è un’invenzione inutile”. Spero che l’autore abbia modo di riflettere perché sono convinto che le battaglie giuste portate avanti con le armi sbagliate diventino battaglie sbagliate agli occhi dell’opinione pubblica.
Non si può dire che sia colpa del registro elettronico se ci si mette molto tempo ad accendere e spegnere i computer tra un’ora e l’altra. Perché spegnere un computer se l’insegnante dell’ora successiva lo dovrà usare?
Se il registro elettronico è difficile da consultare lo si può rendere più accessibile, quali sarebbero le proprietà intrinseche al registro elettronico che rendono la sua consultazione più lenta rispetto alla consultazione del registro cartaceo? Al contrario in un registro cartaceo non sarà mai possibile elaborare i dati meccanicamente.
L’argomento “fiducia” personalmente non lo sopporto. Se veramente ci importasse qualcosa della fiducia allora non si dovrebbero mai chiedere le giustifiche.
Se ci dovessero essere degli interessi privati dietro al registro elettronico trovo giusto combattere tali interessi, non il registro elettronico! O pubblico o niente. Perché mascherare una critica fondatissima ai finanziamenti ai privati in una critica sterile al registro elettronico?
Non sono d’accordo.
In questo articolo ci sono due condizioni parzialmente e volutamente celate, che però fanno una grande differenza: l’incompetenza e l’inadeguatezza.
Lamentarsi del tempo che ti viene sottratto per la lezione, quando poi gli enormi vantaggi e i positivi effetti sul coinvolgimento e sull’efficacia dell’ apprendimento apportati dall’uso consapevole e competente di strumenti digitali (come quello della LIM), sono palesi e innegabili, mi sembra una considerazione quanto mai pretestuosa, superficiale e assai poco lungimirante.
Gli strumenti digitali e la tecnologia sono in rapida evoluzione, ma come tutte le novità, ha bisogno di tempi tecnici di test e di sperimentazione sul campo.
Il registro elettronico, non è da meno: è una novità con pochi anni di vita, di cui le aziende non sono ancora riuscite a metterne a punto efficacemente tutti gli aspetti, ma non per questo è uno strumento inefficace e controproducente.
Purtroppo, bisogna ammetterlo, anche tra noi insegnanti dilaga galoppante l’ “ignoranza perversa”, per cui è più facile criticare qualcosa che non si capisce piuttosto che provare a capire e dotarsi di strumenti per un’analisi e un uso più consapevole, approfondito ed efficace.
Per saper usare l’enorme potenziale degli strumenti digitali in modo efficace, non è sufficiente scrivere racconti e romanzi con word, avere una mail, un blog letterario e connettersi a Facebook. Occorre acquisire professionalità e competenza difficilmente raggiungibili con la logica denigratoria e disfattista.
L’utilità di una risorsa dipende dall’uso che se ne fa.
L’estremismo non è mai una via percorribile, ma quella della tecnologia è inevitabile, utile e proficua, quanto più la usiamo con consapevolezza e competenza.
L’Italia è molto indietro sia come infrastruttura sia come cultura digitale: quando inizieremo a comprendere meglio gli enormi benefici che la Rete e la tecnologia è in grado di offrire, avremo meno Marco Ernst e più insegnanti capaci di svolgere davvero la loro vera e unica funzione scolastica: l’insegnamento.
😉
https://www.facebook.com/letsunlearning/videos/884393524954557/
Va bene il registro elettronico, purché non si debba vagare per la scuola per trovare quello che si connette! Direte voi “ma avete chiesto di sistemarvi la connessione?” Ma ceeeeerto…risultati : computer che vanno secondo il tempo meteorologico
Per mia scelta cosciente so l’elettronica da prima che voi sapeste cosa fosse. La mia compagna insegna ed usa il registro elettronico. Non lo trova disdicevole, dopo un po’ ci si abitua.
La tecnologia avanza e purtroppo l’Uomo deve adeguarvici. Pillola rossa o pillola blu.
La tecnologia, d’altra parte, rovina l’Uomo. Lo rende inane, schiavo della soluzione e non dell’invenzione. Come la LIM, che viene usata più per la esibizione di risultati (collegamento internet) che per le facoltà intrinseche di creatività applicata al touch ed ai software.
La LIM andrebbe bene se non fosse collegata al web.
E infatti i risultati migliori si hanno con le matite e i pastelli su carta, sporcandosi. Non su un foglio di plastica appicciato al muro.
Certo, tutto appare molto affascinante, come il mondo dell’elettronica e la convinzione che non si possa vivere senza di essa. Ma perché?
Noi, io almeno, così come i nostri genitori e qualche decina di miliardi di avi dai Sumeri ad oggi, siamo nati, cresciuti, vissuti praticamente senza un briciolo di tecnologia (elettronica), giocando a tappini ed inventando i giochi, inventandoci situazioni e ruoli.
Tutta l’Umanità è cresciuta senza tecnologia o che non fosse un semplice frutto della manodopera brillante di qualcuno.
Adesso pare che i bambini, le cui carenze intellettive, di attenzione, di concentrazione, di creatività sono ormai ben evidenti a tutti coloro che insegnano (a meno che non abbiano gli occhiali scuri e i tappi nelle orecchie), non possano esistere senza un qualche aggeggio in mano.
Eppure quegli aggeggi sono stati inventati, progettati e realizzati da gente che, paradossalmente, quegli aggeggi in mano non li ha avuti. Cosa inventeranno invece coloro che hanno conosciuto solo l’elettronica? Niente. Solo upgrade delle stesse cose, come ormai già da anni sta avvenendo, nulla di nuovo sotto il sole.
Steve Jobs il computer se l’è inventato senza avere un computer, facendoselo. E così tutti noi abbiamo inventato le condizioni per questa “evolutissima e gelida” tecnologia senza aver mai avuto nulla, almeno fino a metà anni ottanta, che somigliasse a un pc (a parte il Commodore64). E se nel 1992 si aveva il primo Pentium è perché quelli che lo hanno progettato sono stati educati a tappini, biglie e biliardino.
E se, almeno fino a qualche tempo fa, i laureati italiani erano ricarcati all’estero è proprio perché le nostre università non avevano assimilato l’infame metodo anglosassone (quiz, elettronica, esami veloci), ma ti costringevano sui libri a cercare di memorizzare e trovare soluzioni senza vie di uscita facili. Oggi ormai sono tutti ebeti con pezzo di carta. Incapaci di fare qualsiasi lavoro.
Allora, al di là dell’argomento specifico che poi è molto aleatorio (non v’è alcun bisogno pratico di un registro elettronico se non per la riduzione dei costi dei registri fisici), la riflessione va verso il completo lavaggio del cervello che l’intromissione della tecnologia per piccoli passi attua, facendola sentire come normale, naturale (nelle scuole la LIM, il registro elettronico, addirittura la follia dei tablet) e immettendola subdolamente nelle menti facili dei giovani fin da bambini.
Il risultato è una Umanità futura incapace di risolvere problemi, incapace di cavarsi fuori di impaccio senza una presa elettrica, incapace perfino di costruirsi un giochino o uno strumento di lavoro da soli. Ma il vero motivo della “tecnologia” non è favorire le comodità dell’Uomo, bensì renderlo incapace di farne a meno. Così quando decideranno che è ora di tirare su le reti, aumenteranno i costi delle forniture, aumenteranno i costi dei collegamenti, aumenteranno i costi degli strumenti, e queste generazioni dovranno pagare e sottomettersi per sopravvivere altrimenti periranno. Gli schiavi tecnologici del domani.
Complimentoni. Ma agli insegnanti “entusiasti”, queste cose chi gliele va a dire, il ministro pidiota?
p.s. Lo so che nello scrivere queste righe sto utilizzando tecnologia. Del pc, del wifi, del provider. Ma ne posso fare a meno e posso vivere comodamente in pace con me stesso senza sentire l’obbligo di avere un pc, di collegarmi e commentare. Io almeno posso scegliere. Loro non sapranno farlo. Io posso disegnare a mano, su CAD o CS6. Posso scegliere.
La differenza, quasi genetica, non è di poco conto.
Condivido pienamente!
Questo articolo è deprimente.La tecnologia funziona benissimo se correttamente utilizzata, anche per fini didattici.La polemica sterile e, tra l’altro, in una forma grammaticale non proprio eccellente, non serve assolutamente a nulla, se non ad avanzare sempre a soltanto le stesse richieste: soldi soldi soldi, straordinari…questa non è più la scuola dei pastelli di marca che pretende la maestra, del libro letto sul lettore digitale e non che spacca la schiena di mio figlio come me la sono spaccata io da piccolo con tutti quei libri “consigliati”dai docenti.Impariamo ad insegnare con metodi scevri da sciocchi e antichi retaggi e liberi da qualsiasi pregiudizio culturale, politico ed economico.L’insegnamento è una missione a mio modesto avviso.
“sempre a soltanto” e Lei ha il coraggio di criticare la forma di altre persone? Ecco!!! Io, che ero favorevolissimo all’uso del registro elettronico, ora sono completamente d’acccordo con chi scrive l’articolo: il registro è lento, scomodo, prolisso, al limite dell’usabilità (se non si usa per un’ora richiede un cervellotico nome utente impostomi dal sistema ed una scomoda password scelta da me) e… attenzione agli involontari errori ortografici (di battuta?) che possono generare critiche immeritate anche da arte dell’utenza finale. La tecnologia funziona se tutto va bene, ma nelle scuole… ehm…, con server italiani ehm…, con i provider italiani ehm… e chi più ne ha più ne metta!
Aggiungo che non è vero che non ci sono i fondi per le ore eccedenti. E non è vero che questo è il motivo per cui si può optare per la riduzione dell’ora di 60′. Non solo i minuti il docente li deve recuperare sulla classe che li ha persi e non possono servire per fare supplenze.
Infine sono 7 anni che adottiamo il registro elettronico personale di classe… A parte i primi anni ora nessuno dei docenti tornerebbe indietro…qualche tradizionalista che comunque si compra il vecchio registro personale cartaceo c’è, ma il numero diminuisce sempre di più
…. mentre io combatto ogni giorno per rendere la scuola sempre più digitale!
Non capisco questo giudizio negativo nei confronti di chi è scettico in uno strumento tutto nuovo dove non è ancora dimostrato il suo beneficio, e non capisco cosa centra l’incompetenza con la volontà di non voler utilizzare uno strumento. La capacità di insegnare non dipende da quante ore si perdono davanti al computer o quanti programmi sai usare a quel punto si diventa dipendenti della tecnologia digitale. E non confondiamo le cose il LIM è una cosa il registro elettronico è un’altra ad ogni modo secondo me non c’è niente da capire in uno strumento digitale poiché esso dovrebbe solo sostituire i libri di carta e non è dimostrato che percorre ciecamente la via della digitalizzazione totale senza obbiezioni e scetticismo sia l’atteggiamento corretto da assumere ma tanto saranno le generazioni future a rimetterci. Ignoranti forse sono quelli che sanno usare solo gli strumenti tecnologici moderni ma se va via la corrente non sanno nemmeno accendere la candela e continuare la lezione con un libro ed un quaderno di carta.