“Evitiamo di considerarlo solo un atto sconsiderato, solo perché non ci sono state conseguenze evidenti. Questi episodi indicano una confusione generazionale che oggi è davvero un problema urgente“: così afferma Paolo Crepet, lo psichiatra intervistato dal Corriere della Sera riguardo ai giovani che a Milano hanno steso un filo d’acciaio.
Per lo psichiatra, questa situazione offre l’opportunità di riflettere sulla crisi generazionale. “Escludendo la parentesi della pandemia, stiamo parlando di una generazione che sembra non considerare la morte” e che è attratta da “una sorta di seduzione maledetta nel cercare emozioni che la vita non offre più, come l’amore, il sesso o il lavoro“.
Crepet sottolinea che molti giovani si trovano in un vortice: da un lato cercano l’anestesia e, dall’altro, desiderano qualcosa che possa rompere questa sensazione di torpore. Secondo lui, c’è un distacco totale dalla realtà.
La droga, afferma il sociologo, è diventata “la colonna sonora della vita di molti ragazzi”, ma precisa che non si può stabilire un rapporto diretto di causa ed effetto. Il problema principale è “l’indifferenza verso tutto. Non si crede nel proprio futuro, non c’è nulla che porti gioia o susciti passioni“.
Crepet nota anche un cambiamento nel modo in cui i giovani affrontano la vita adulta, iniziando quasi in tenera età. Usa come esempio i tredicenni che frequentano le discoteche e tornano a casa all’alba. Questo, secondo lui, è dovuto al fatto che “tutto è stato anticipato, non c’è più una crescita, ma piuttosto una sorta di plateau in cui ci si ferma. Quindi, a una precoce ‘adultizzazione’ segue una altrettanto precoce immaturità”. Una situazione quasi spaventosa, paragonabile a un “film dell’orrore“.
Crepet conclude affermando che la vita dei giovani dovrebbe essere arricchita da presenze che riguardano questioni significative, come la riforma della scuola e il ruolo dei genitori, che spesso sembrano assenti.