Partiamo dalla base del discorso: il corsivo è nato come un tipo di scrittura veloce e oggi rappresenta la scolarizzazione e l’ingresso della persona nel mondo dell’istruzione, è (stato?) lo spartiacque dell’apprendimento.
Fino a oggi, forse, perché le tastiere dei computer e dei dispositivi elettronici avanzano minacciose nel campo di battaglia della scrittura.
Per orientarci nella controversia, dobbiamo chiederci quale valore abbia oggi la scrittura a mano e quali conseguenze porti con sé la perdita di questa (preziosa o meno) capacità.
La scuola è cambiata insieme al mondo, negli anni, e la scrittura in corsivo ha evidentemente perso valenza pratica su alcuni fronti.
Pro e contro in un dibattito sull’importanza della scrittura in corsivo: che la scrittura in corsivo abbia perso gran parte della sua funzione, è pacifico per tutti, è evidente. Esistono però buoni motivi per cercare di mantenerne in vita quanto ne è rimasto. Vediamo perché.
Intanto, saper scrivere in corsivo è importante perché significa automaticamente saper leggere in corsivo: un foglio scritto a mano, la ricetta della nonna o la diagnosi di un medico, un modulo compilato…
Non solo. Esistono alcuni aspetti psicologici e pedagogici legati all’uso del corsivo nell’educazione dei bambini: se nello stampatello i morfemi sono isolati, il legame tra le lettere nel corsivo sviluppa le capacità logiche del pensiero, un processo associativo che unisce le rappresentazioni mentali. Altra motivazione non dissimile ha a che fare con lo sviluppo delle capacità fisico-motorie e oculo-manuali: in parole povere, nel legame tra cervello e mano, capacità di scrittura e di lettura.
Se non basta, possiamo aggiungere, sempre rimanendo in ambito psicologico, che il corsivo aiuta a sviluppare la personalità dell’individuo. La scrittura da testiera, al contrario, omologa. E possiamo riportare questo concetto anche in ambito culturale: il corsivo è il segno distintivo di una lingua, di una nazione. Perderlo significa (anche) assecondare una globalizzazione che per molti o alcuni aspetti sta facendo tabula rasa di quelle importanti differenza culturali che formano il patrimonio stesso dell’umanità.
Raddrizziamo il tiro per attimo e concentriamoci anche sulla scuola, perché un aspetto da non sottovalutare è la difficoltà che alcuni bambini possono incontrare nella scrittura a mano: segni, righe e forme non per tutti sono banali da riconoscere o da riprodurre. Perché costringerli allora a imparare qualcosa che, probabilmente, nella vita non sarà loro indispensabile?
Il punto però è proprio questo: davvero scrivere e leggere in corsivo è indispensabile?
Il legami dei grafemi/fonemi contribuiscono a rendere fluido il pensiero e l’unicità della scrittura
Ma come mai negli altri stati europei il corsivo non si studia a scuola? Non mi sembra che gli altri popoli europei siano meno logici di noi italiani… O abbiano minori capacità rispetto a noi…. Finiamola con questa demonizzazione dello stampato minuscolo…. È una parte della nostra tradizione, ma perché obbligare i ragazzini con disgrafia, per esempio, a imparare un modo di scrivere così elaborato?
Mi sembra giusto che chi abbia un disturbo legato alla scrittura in corsivo non debba essere obbligato. Studiare il corsivo però é necessario, sia perché é un patrimonio culturale, sia perché molti testi manoscritti del passato ci sono giunti scritti così e sarebbe davvero un peccato e uno spreco se nel futuro non fossero in grado di interpretarli. Qualora il corsivo fosse abolito lo insegnerai io a un mio ipotetico figlio.