I ricercatori dell’Università della California hanno pubblicato uno studio particolare dal titolo “Kindness counts”, ossia la gentilezza conta. Gli studiosi hanno seguito un gruppo di bambini tra i 9 e gli 11 anni, dopo aver chiesto loro di compiere tre atti gentili ogni settimana, per un mese.
I risultati sono stati sorprendenti: i bambini che hanno praticato la gentilezza sono stati accettati dai compagni in misura significativamente superiore agli altri e hanno rivelato un maggior benessere. Dimostrando quindi che essere gentili nella vita fa la differenza.
Essere gentili non significa essere deboli o mettere da parte il coraggio e la risolutezza, ma semplicemente donare un poco del proprio tempo e delle proprie energie agli altri. La gentilezza può considerarsi uno sport dell’anima, che tutti possono praticare. A questo punto è doveroso che anche tu accetti la sfida: tre gesti gentili a settimana per un mese. Se questo studio ha ragione, tra un mese, dovresti cominciare ad avvertire l’effetto benefico di questa abitudine.
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È importante però sottolineare che non è assolutamente scontato che aiutando gli altri si riceverà aiuto. Il fine dell’essere gentili non è lo “scambio di favori”, anche se è ovviamente più probabile che essendo gentile con gli altri, anche gli altri lo saranno con te. Il vero benessere, in ogni caso, deriverà dall’atto di donare se stessi agli altri.