C’è una Scuola che è morta, demotivata, spenta.
Ce n’è un’altra che dura tutto il giorno, anche fuori dalla propria classe.
C’è una Scuola che è fatta di libri, programmazioni, griglie di valutazione.
Ce n’è un’altra che anche se prendi 10, continui ad interessanti di quell’argomento.
C’è una Scuola che è fatta di BES, DSA, ADHD, materiali compensativi.
Ce n’è un’altra che un lavoro di gruppo, tra pari, non mette in risalto queste difficoltà di apprendimento.
C’è una Scuola in cui l’insegnante è quello severo, che giudica, che ti mette paura.
Ce n’è un’altra in cui non trovi dei docenti ma guide all’apprendimento.
C’è una Scuola che, quando finisce, è seguita da urla di felicità, come se *la tortura* fosse finita.
Ce n’è un’altra che è: “Prof, ti mando la foto del progetto su whatsapp”.
C’è una Scuola che deve fare dei compiti in classe velocemente perché è in ritardo con i voti.
Ce n’è un’altra in cui quasi quasi il voto non lo metto più, ma ti valuto in altri modi.
C’è una Scuola che ha studenti che non hanno mai voglia di impegnarsi a seguire la lezione.
Ce n’è un’altra in cui i banchi non esistono più, sostituite da sedie con le rotelle.
Forse non esiste una Scuola ed un’altra. Semplicemente esiste quella che decidi di fare tu, ogni mattina!
– Il fondatore di YOUR EDU ACTION
Gentile fondatore di Your Edu Action,,
mi rivolgo direttamente a lei che si nasconde dietro quella campanella che misteriosamente quest’anno ci ha perseguitati fino all’ultimo collegio; collegio in cui il preside , come di consueto, ha parlato ad una folla di insegnanti rumorosi che si sono azzittiti solo quando è intervenuta una collega: in tal modo si è sentito “ammutinato” . Non sarebbe opportuno consigliargli un “collegio ribaltato”? Sì, perché più che mai quest’anno mi sarei voluta alzare per strappargli il microfono di mano ed urlare a tutti quanti di far silenzio .
A proposito di ribaltamento, quella classe ribaltata che spaventa molti di noi insegnanti, andrebbe spiegata meglio con degli esempi semplici e concreti che, possibilmente, non si sgancino troppo dagli argomenti dei programmi delle nostre discipline. Circa tre anni fa ho provato a “ribaltare” una delle mie classi chiedendo a due alunne in gamba di interrogare i loro compagni, non solo per motivare gli allievi, ma anche perché a fine anno sono distrutta e non ho la forza neanche di ascoltare. Così seduta tra gli alunni, speravo di fare meno fatica ed invece non è stato così, perché quelle due hanno fatto cheating e sorvolavano sugli errori dei compagni: un fallimento.
Ora vorrei chiarire che noi insegnanti non vorremmo essere forzati, nel senso che in nome di quella bella libertà di insegnamento, vorremmo scegliere tra le possibili tecniche didattiche non solo tenendo conto delle esigenze degli alunni ma anche in base a ciò che a noi piace. Siamo anche noi esseri umani con i nostri gusti, preferenze, nonché le nostre innumerevoli diversità (età, genere, cultura, formazione, esperienze, acciacchi etc. etc.)
Allora che si levi un “coro di voci diverse” di insegnanti che parlino delle loro esperienze lavorative quotidiane in classe. Quando insegnavo nella scuola elementare leggevo sempre le riviste “Scuola italiana moderna” e “Gulliver “, per prendere spunto dagli articoli in esse presenti, finché non ho imparato ed ho preso il volo, inventando attività per conto mio.
Insomma Your Edu Action potrebbe perfezionarsi per diventare una rivista online in cui gli insegnanti si scambiano esperienze ed opinioni. Inoltre, le lamentele e le critiche non le lascerei mai da sole, ma è meglio che emergano dagli articoli stessi, altrimenti non farebbero che rafforzare la convinzione che siamo dei fannulloni. È un modo anche per far entrare i genitori nelle nostre aule.
Alla prossima.