Se non ce ne fossero bisognerebbe assumerli!
Gli insegnanti – precari e non – sono in larga parte adeguatamente qualificati a svolgere la loro professione. Al più si hanno idee diverse su cosa significhi “adeguato” e quali siano le “qualificazioni” necessarie.
Ma gli insegnanti sono circa un milione: non si potrà evitare che ce ne sia un dieci per cento di pessimi e inadeguati a cui fanno da contrappeso un altro dieci per cento di eccellenti.
Le risorse umane, per loro natura flessibili, si valorizzano se collocate in organizzazioni efficienti. Gli insegnanti possono essere inadeguati:
(a) per carenze di preparazione o
(b) a causa di difficoltà relazionali derivate talora da precarie condizioni psichiche o da atteggiamenti sociali problematici.
Poiché è difficile pensare di giudicare ed eliminare questi insegnanti, compito dell’organizzazione è trasformarli da problemi in risorse.
La scuola è un ambiente protetto per giovani che stanno crescendo. A scuola s’insegna loro ad affrontare la vita e le relazioni senza bisogno di protezione. La tutela deve quindi diminuire al crescere dell’età.
Allora, l’insegnante “cattivo” a vario titolo svolgerà l’utile e indispensabile funzione di stimolare gli allievi a sapere gestire situazioni e persone critiche: non impareranno la matematica o il latino, ma per quelli c’è tempo. Invece dovranno operare autonomamente – sempre meno con l’aiuto di altri insegnanti – per scegliere tra l’opzione di opporsi drasticamente al cattivo insegnante oppure cercare una collaborazione, con tutte le sfumature intermedie che coprono nella realtà la gran parte del quadro delle relazioni umane.
La scuola è un dramma con copione e finale aperti: si saprà solo alla fine se sarà stata utile in che cosa e perché. E i personaggi si giudicano solo alla fine. Il cattivo insegnante insegna a gestire nella pratica i problemi e le cattive relazioni. Se non ce ne fossero bisognerebbe assumerli di proposito!
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Cominciamo con osservare che un insegnante in genere ha contatto con un centinaio di alunni-studenti e, per quanto mi riguarda, per qualsiasi insegnante può capitare un anno o più che non riesce a mettersi in sintonia con le classi allora sarà un insegnante “scafino” o “schifezza” fate voi; magari un altro anno riesce ad avere quel feeling riuscendo ad essere un “pigmalione” per la sua disciplina e gli alunni lo seguono a bocca aperta. Come è allora questo insegnante una “pippa” o un “padreterno”. Forse nessuna delle due è solo un uomo che cerca di lavorare nel migliore dei modi cercando di non pregiudicare lo sviluppo culturale dei giovani.