L’avvocato Pietro Messina, difensore dell’ex fidanzata di Marco Vannini, Martina Ciontoli, racconta la vita della ragazza condannata a tre anni anche in appello per omicidio colposo assieme al fratello Federico e ai genitori.
Messina ha dichiarato: “Martina Ciontoli ha perso due volte il posto di lavoro, perché era in qualche modo seguita, pedinata e i datori di lavoro hanno pensato bene a un certo punto di sbarazzarsene“. La ragazza, che all’epoca dei fatti aveva 18 anni, lavora come infermiera e da molto tempo ormai non abita più nella casa di Ladispoli dove il 18 maggio del 2015 Marco Vannini fu ucciso da un colpo di pistola esploso accidentalmente da Antonio Ciontoli.
Dopo lo sparo ci fu una serie di bugie, omissioni e ritardi nei soccorsi, nel tentativo di nascondere l’accaduto. La famiglia però è stata ugualmente portata in tribunale. Gli avvocati descrivono a Fanpage.it la situazione dopo il processo: “I Ciontoli non possono più vivere nel loro ambiente. Hanno dovuto sparpagliarsi in tutte le località possibili per nascondersi. Non vivono più, quindi è una pena diciamo, che non è prevista dal codice, una pena aggiuntiva“.
Per il padre di Martina, in primo grado, era stato riconosciuto il reato di omicidio preterintenzionale, modificato in omicidio colposo in sede d’appello con una pena passata da 14 a 5 anni di reclusione. Il verdetto ha provocato la rabbia della famiglia di Marco, che si aspettava un esito molto diverso. L’accusa aveva infatti chiesto di rivedere la posizione di tutti gli imputati, aggravando la loro posizione. La ricostruzione però non ha convinto i giudici che hanno invece accettato la tesi della difesa.
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