Spiacevole gaffe quella in cui è incappata l’Asl del Comprensorio di Bolzano. All’interno di un questionario realizzato dal servizio di neuropsichiatria e dell’età evolutiva era chiesto di indicare il “Gruppo etnico o razza dell’alunno”.
Il modulo è stato consegnato ai docenti per poter fornire una valutazione riguardo i propri alunni. Inutile dire che sono rimasti sorpresi. «Capiamo tutto, capiamo che si tratti di moduli standard redatti negli Stati Uniti, dove la legge prevede che si chieda anche quale sia la razza. Ma quello che non afferriamo è come mai nessuno al Comprensorio sanitario di Bolzano se ne sia accorto e si sia fatto una domanda. Evidentemente trovano normale che si domandi ad uno studente a quale ‘razza’ appartiene».
La notizia in poco tempo è divenuta virale, tant’è che il direttore generale Florian Zerzer è dovuto intervenire sulla questione. «In Europa questo termine è inteso e percepito diversamente rispetto a quanto accade negli Stati Uniti, per esempio. A nome dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige mi scuso per il fatto che tale termine sia stato utilizzato in questo contesto».
Anche l’azienda sanitaria ha fornito qualche giustificazione: «Il termine “razza” è stato utilizzato per un errore di traduzione dal testo originale che è in lingua inglese e che è stato standardizzato a livello mondiale. Il modulo verrà rivisto a brevissimo».
Come era lecito aspettarsi, il caso è stato impugnato anche in campo politico. Alessia Rotta, vicepresidente vicaria dei deputati del Partito Democratico ha presentato una interrogazione alla ministra Grillo, «Se la razza non esiste, è evidente che esistono i razzismi».
Alessandro Urzì, Fratelli d’Italia, si è espresso in questi termini: «A furia di praticare gli esami di purezza linguistica ed etnica nelle scuole di lingua tedesca dell’Alto Adige a qualcuno non deve essere sembrato strano chiedere anche la razza del ragazzo».