Purtroppo nel mondo capitano cose che sono veramente difficili da comprendere. Allo stesso modo risulta difficile riportare certe notizie che sono tanto strazianti per chi legge, quanto per chi scrive. Quelle che seguono sono delle accuse pesanti nei confronti di un ragazzo di 25 anni, il croato Alija Hrusic. Le accuse non sono solo di omicidio, ma anche di tortura.
I fatti risalgono al 22 maggio, ma solo ora ci sono stati dei risvolti nelle indagini. La moglie è stata scagionata mentre il marito è stato dichiarato colpevole per l’omicidio del figlio di 2 anni. La dichiarazione dell’uomo è stata: «Non riuscivo a dormire, mi sono alzato dal letto e l’ho picchiato».
Ed è così che ha avuto inizio la tragedia. Intorno alle 5 del mattino il ragazzo ha chiamato il 112, avvisando i carabinieri di avere un’emergenza. Giunti sul posto, gli uomini hanno trovato una donna in lacrime. Il marito è stato immediatamente indicato come omicida. Non è stato trovato sul posto perché scappato: si è recato in via Manzano 4, strada di un quartiere di Milano.
Una volta ritrovato il colpevole, questi non ha opposto resistenza. Le forze dell’ordine raccontano: «Non è stato in grado di spiegare precisamente cosa gli è venuto in mente in quel momento. Non sappiamo se Mehmed [il figlio] stesse piangendo, ha solo raccontato che non riusciva a dormire e che aveva assunto hashish. Si è alzato e, in preda a un accesso di rabbia incomprensibile, lo ha picchiato a morte». Sul corpicino del piccolo sono state inoltre trovate tracce di tortura: percosse e bruciature di sigaretta.
Anche il prozio non si capacita di quanto accaduto: «Se lo avessi trovato prima della polizia lo avrei ammazzato, non c’è dubbio. Si merita l’ergastolo. È un tipo irascibile e violento, la mia famiglia non gli parla da due anni, da quando mi ha aggredito senza motivo colpendomi alla testa con la fibbia della cintura. Ho ancora la cicatrice. Avrei voluto conoscere il mio nipotino ma non ho fatto in tempo».
Le forze dell’ordine raccontano i maltrattamenti: «Manifestava grave insofferenza nei confronti del figlio minore lo ingiuriava ripetutamente con l’epiteto di scemo, lo percuoteva senza alcun motivo e lo colpiva con calci e pugni, lo morsicava e gli provocava bruciature di sigarette su diverse parti del corpo e ancora pochi giorni prima del decesso del bambino, egli stesso gli provocava, con una fiamma viva di dimensioni ridotte (verosimilmente un accendino) vastissime ustioni sulle piante dei due piedi».