Hanno patteggiato i genitori di un bimbo di sei mesi morto a Reggio Emilia nel 2018, a seguito di una circoncisione fatta in casa. La mamma (41 anni) e il papà (47 anni), entrambi di origine ghanese, sono stati fin da subito considerati i responsabili del decesso del piccolo. Insieme a loro, al banco degli imputati, anche un connazionale.
I fatti sono avvenuti il 10 novembre del 2018. Quel giorno, i genitori avevano sottoposto il figlio, nel rispetto delle loro usanze, all’intervento di circoncisione. Avevano dunque chiamato un connazionale, il cui compito era quello di eseguire materialmente l’operazione. Il problema è che quest’uomo non lavorava come chirurgo o come medico, ma era un operaio di professione. Nonostante ciò, si era più volte occupato di svolgere la pratica, tanto che era una mansione che gli era stata riconosciuta dalla comunità africana. Durante l’intervento, però, qualcosa è andato storto e il bimbo di sei mesi è morto per una grave emorragia.
Così, gli inquirenti hanno accusato i genitori che hanno organizzato la circoncisione fatta in casa dei reati di omicidio colposo aggravato e omissione di soccorso. Il finto chirurgo, invece, è stato accusato anche di esercizio abusivo della professione.
Nella giornata di ieri si è tenuta l’udienza presso il tribunale di Reggio Emilia. Tutti e tre hanno patteggiato la condanna. Nello specifico, il giudice ha disposto una pena di un anno per il papà, un anno e sei mesi per la mamma e undici mesi per l’operaio. Per tutti, la pena è stata sospesa. Tuttavia, il giudice ha riconosciuto per la donna anche la “distanza culturale“, che però non ha preso in considerazione al momento della proclamazione del verdetto.