Il pedagogista Daniele Novara parla del benessere dei bambini a scuola e degli effetti del lockdown.
“Si è passati da una “bolla di sicurezza“ a una “bolla ansiogena“: i bambini stanno continuando a soffrire dentro una situazione emotivamente piena di angoscia. A scuola come a casa” afferma.
“C’è un altro tema che è emerso durante il lockdown e perdura: la perdita di autonomie nelle attività della vita quotidiana specialmente per i bambini fino a 6 anni, dall’addormentarsi da soli al tenere in ordine, dal lavarsi ad interagire con i coetanei, anche nel litigare” aggiunge.
“Sono rimasti chiusi in casa per mesi con madri che magari hanno abbandonato il lavoro per poter prendersi cura di loro. C’è stato un iperaccudimento, anche ossessivo, che di fatto ha ridotto le autonomie. Sono aumentati i bambini tra i 3 e i 6 anni che sono tornati nel lettone: basta un brutto sogno (ed è normalissimo sognare animali spaventosi alla loro età) e li si accoglie senza riserve, abbracciandoli tutta notte come koala” prosegue.
“Ma questo disattiva le loro autonomie, la capacità di addormentarsi e di dormire da soli. Sono state disattivate anche le competenze sociali. E questo è pericolosissimo. Il genitore non deve sostituirsi al bambino, altrimenti gli si fa un danno” contiua.
Poi dice: “Tanti genitori hanno evitato i centri estivi, sento ancora madri che non portano il figlio alla scuola materna per il secondo anno consecutivo per paura del Covid. Il rientro si fa problematico. Il bambino assorbe tutto quello che l’adulto vive, senza difese: paure, angosce, sensazione di morte. Il concetto di salute però deve andare oltre la protezione da un virus, bisogna costruire un benessere più organico. I bambini devono uscire dal “nido materno“.
“Almeno vanno tolte le mascherine in classe. Si perde il volto e il volto è tutto. Gli adulti dovrebbero considerare che le restrizioni sui bambini hanno un valore dieci volte superiore rispetto all’età adulta. E se penso ai Comuni che vietavano il parco giochi ai bambini… sarebbero da denunciare. Adesso bisogna considerare i bisogni dei più piccoli” conclude.