L’Anpe, Associazione nazionale dei pedagogisti italiani, a seguito dei dati statistici pubblicati dal MIUR ad aprile di quest’anno, ha lanciato un appello attraverso cui invita tanto le scuole quanto i genitori a prestare la dovuta attenzione alle diagnosi facili sui disturbi legati all’apprendimento.
Secondo i dati pubblicati dal MIUR è emerso che, sul totale degli alunni italiani, vi è un consistente aumento del numero di certificazioni: rispetto all’anno scolastico 2010/2011 si è passati dallo 0,7% al ben il 2,1%. Tra le diverse tipologie del disturbo dell’apprendimento si è registrata una forte prevalenza della Dislessia (44%), rispetto alla Disortografia (20%), Discalculia (18%) e Disgrafia (16%).
Secondo quanto sostiene la professoressa Luisa Piarulli, pedagogista, docente nonché presidente dell’Anpe, ci sono troppe figure di specialisti che nelle scuole mirano ed ambiscono ad occupare ruoli educativi, a scapito dei ragazzi e del loro diritto alla formazione; per tale ragione l’Anpe ha sottoscritto un documento contro la medicalizzazione dei contesti educativi/formativi.
Secondo l’Anpe, c’è assolutamente bisogno di pedagogia, di pedagogisti, ovvero di professionisti che supportino l’azione quotidiana degli insegnanti nella progettualità, progettazione, coordinamento, tutoraggio e tanto altro ancora. Il pedagogista, quale esperto dei processi formativi/educativi, conosce molto bene non solo i sistemi di apprendimento, ma anche le strategie e le metodologie didattiche più adeguate.
Lo psicologo non può ad avere un ruolo preminente nella scuola, perché ha semplicemente altre competenze. Il pedagogista, invece, ha una visione d’insieme, è in grado di dare voce e forma alla scuola; osserva attentamente la classe, supporta l’insegnante nella gestione della stessa, ed ancora indirizza verso le metodologie pedagogiche più adeguate e coerenti alla particolare tipologia di utenti.
I ragazzi chiedono soltanto di imparare, non solo a crescere, ma anche ad amare, comunicare, relazionarsi con l’altro e a superare i conflitti in modo sano.
Il pedagogista è molto abile, inoltre, nell’individuare tutte le iniziative per la formazione in itinere dei docenti ed organizza attività di aggiornamento in linea con gli sviluppi teorico-socio-culturali.
Siamo davvero di fronte ad eccessive diagnosi affrettate, troppe certificazioni di disturbi specifici dell’apprendimento (DSA).
È corsa a diagnosticare i disturbi Dsa, corsa che la specialista Daniela Lucangeli, già da qualche anno, ha definito “allarmante”. Più spesso si tratta soltanto di bambini e ragazzi con difficoltà di apprendimento (e non disturbi), che possono migliorare, e non di poco, semplicemente cambiando metodo di insegnamento.
Di fronte a bambini e/o ragazzi che presentano problemi di apprendimento, il genitore non dovrebbe subito correre da uno specialista, così come la scuola non dovrebbe subito avanzare diagnosi affrettate; piuttosto, quest’ultima dovrebbe provare a cambiare le strategie didattiche. Fatto questo, sia i genitori che la scuola dovranno valutare se, al modificarsi delle strategie di insegnamento, i bambini/ragazzi modificano le proprie strategie.
Secondo l’Anpe, soltanto attraverso l’intervento pedagogico nelle scuole sarà possibile educare e formare la Persona, tirando fuori “il meglio che c’è di ognuno”, così da permettere a tutti di vivere nel mondo in modo più attivo e costruttivo, senza alcun pregiudizio e stereotipo.