A 58 anni si è rimesso a studiare per cercare lavoro come supplente tramite concorso, il covid lo ha portato a considerare nuove opportunità.
Ha 30 anni di avvocatura alle spalle eppure ha deciso di cambiare mestiere, si tratta di Giovanbattista Locafaro, che si racconta sulle pagine di Repubblica.
“A 58 anni mi sono rimesso a studiare e sono pronto a entrare nel mondo della scuola tramite concorso o supplenze”: racconta l’uomo, che poi ne ha spiegato anche il motivo.
Tra tutti i settori che l’emergenza covid ha danneggiato maggiormente sicuramente quello della giustizia è tra di questi. Per questo motivo molti liberi professionisti si sono interessati a prestare domanda ai concorsi per le graduatorie provinciali che scadono il 6 agosto.
“Ho un figlio che ha appena concluso l’esame di maturità e ha scelto di affrontare il test d’accesso a Medicina. A Taranto ci sono 5 mila iscritti all’Ordine degli avvocati fra professionisti e praticanti, per un territorio che conta con la provincia 550 mila residenti. Significa che c’è un avvocato ogni 100 abitanti, compresi i neonati e gli ultranovantenni. Anche ottenere una cattedra da docente di diritto è impresa ardua, visto che ci sono appena 12 posti in Puglia fra concorso ordinario e straordinario. Per questo ho deciso di provare diversi canali, dalle supplenze al concorso. L’idea è nata nella mia lunga esperienza di presidente del consiglio d’istituto in quota genitori nelle diverse scuole frequentate da mio figlio“: racconta l’avvocato.
Durante il periodo di lockdown Gianbattista si è impegnato per conseguendo un master in tecnologie informatiche e comunicazione e un certificato per l’uso della lim, il tutto per ottenere un punteggio maggiore in graduatoria.
“Credo sia importante avere in ogni ordine di scuola docenti di diritto che raccontino ai ragazzi cos’è la Costituzione, come funziona il nostro ordinamento e quale è la nostra posizione in un mondo globalizzato. E invece, purtroppo, spesso i colleghi avvocati inseriti come insegnanti del potenziamento vagano nelle nostre scuole come tappabuchi“: sottolinea Locafaro.