Sono una ragazza di 21 anni, studio all’università Sociologia e Criminologia e vorrei esprimere il mio parere sulla vicenda della mamma che ha criticato l’uso della penna rossa da parte della maestra del figlio.
Da futura criminologa, quale vorrei diventare, ho sentito parlare molteplici volte di “autostima“. L’autostima non è lesa quando si è di fronte ad un errore a scuola, ma quando ci si sente smarriti di fronte a genitori che pensano di dover intervenire senza responsabilizzare il proprio figlio.
Una penna rossa rileva un errore momentaneo che può in tal modo essere efficace per non commetterlo in futuro e soprattutto per ribadire l’autorevolezza dell’insegnante, ormai ridicolizzata ogni dove. Ci sono le “cattive insegnanti” ma anche quelle che danno il cuore, l’anima e l’educazione.
Educazione sconosciuta alla maggior parte dei ragazzi perché non vi è dialogo genitori/scuola. Una madre che tiene alla crescita del proprio figlio non banalizza un’autorità: perché poi si tende a voler trasgredire le regole morali e sociali? Qui c’è la risposta, ci si sente onnipotenti.
Non sono mamma ma un giorno quando lo diventerò insegnerò a mio figlio che le regole vanno rispettate e che gli errori permettono di crescere. Nella vita aiuta molto più una penna rossa che blu!
— Cassandra Cicconi, studentessa