Proprio questa settimana, ho chiesto ad alcuni dei miei amici di Facebook (non educatori) di dirmi quali reazioni ottengono quando descrivono i propri mestieri o professioni, cioè cosa rispondono quando viene posta loro la classica domanda “Che lavoro fai?”. Nel complesso, l’opinione diffusa incorre in una di queste categorie:
- Le persone non capiscono in cosa consiste il lavoro e chiedono immediatamente ciò che esso comporta e che impegno richiede.
- Le persone che hanno capito in cosa consiste il lavoro, chiedono spesso un consiglio o un favore (ad esempio il motivo di quel rumore in auto quando incontrano un meccanico o perché quel dolore persistente ad un medico), o iniziano a raccontargli tutte le proprie esperienze o le proprie opinioni riguardanti quel mestiere (“Ah sei un muratore?! Come mio nonno!”) o, infine, iniziano a raccontare del proprio amico che lavora nello stesso campo.
LA PERCEZIONE
Quando dico alla gente quello che faccio, raramente mi viene chiesto un consiglio o un favore e le persone non mi chiedono mai che cosa esso comporti nella mia vita quotidiana. Tuttavia, ottengo moltissime opinioni o storie legate alla mia professione. La maggior parte di esse implicano storie di familiari che sono insegnanti e le cose folli che devono sopportare o commenti su qualche articolo contenente notizie banali che hanno letto di recente. In alcuni casi, formule magiche su come dev’essere un vero insegnante.
A differenza di molti lavori, l’insegnamento è ben compreso. Quasi tutti hanno frequentato la scuola e hanno sperimentato l’interazione con gli insegnanti. Non vi è alcun dubbio, nei loro ragionamenti, riguardante ciò che fanno gli insegnanti perché 20 (o comunque molti) anni fa erano seduti in una classe imparando da un insegnante. Le persone, inoltre, non sembrano vedere gli insegnanti come una fonte di consigli, e raramente l’insegnamento è visto come una carriera mediante la quale qualcuno ha qualche influenza per poter soddisfare un favore (come un meccanico o medico amico). Questa, per me, è un’indicazione che, a differenza di molte altre carriere (anche quelle non prestigiose), vi è un’errata consapevolezza che l’insegnamento non sia cambiato nel corso degli ultimi 15-20 anni e che gli insegnanti non abbiano abbastanza esperienza per poter essere in grado di fornire un consiglio educativo o realizzare un favore. Inoltre, molte delle risposte che ottengo sono inquadrate intorno all’idea che l’insegnamento sia una carriera caritatevole o missionaria, o che io abbia fatto qualche tipo di sacrificio per poter svolgere questa professione.
La prossima volta che parlate con un insegnante, chiedetegli perché ha intrapreso la strada dell’insegnamento. Chiedetegli la sua strategia di lettura preferita, o di un progetto recente sul quale hanno lavorato i suoi studenti. Chiedetegli un consiglio per l’educazione di vostro figlio. Chiedetegli un parere sulle regole fondamentali della buona educazione, o del loro sito web o strumento di apprendimento preferito in classe. Se ti fornisce ottimi consigli, chiedetegli un favore – fatevi inviare tali risorse via e-mail, o di annotarle sul posto.
LA REALTÀ
L’insegnamento non è lo stesso di 15 anni fa. Gli insegnanti sono tenuti a monitorare i dati relativi agli studenti, ad integrare la tecnologia, ad adeguare il loro insegnamento agli standard e ad avere familiarità con le diverse modalità mediante le quali gli studenti imparano, continuando a fare comunque le cose quotidiane come segnare le presenze, pulire il naso, allacciare le scarpe, risolvere i conflitti, correggere i compiti, e tutto ciò assicurandosi nel mentre che tutti i loro studenti imparino. Essi lavorano anche con le famiglie e con la comunità scolastica, creando delle associazioni e navigando nel difficile mondo delle relazioni interpersonali. Gli insegnanti tendono ad essere estremamente educati (di solito a proprie spese), con la loro certificazione spesso dipendente dall’apprendimento continuo. La carriera di insegnante attualmente è impegnativa e professionale così come alcune delle carriere più prestigiose.
Il modo migliore per gratificare un insegnante è apprezzando il duro lavoro che svolge e il suo elevato livello di competenza, consentendogli di condividere gli aspetti positivi e professionali della sua carriera. Troppo spesso, ci concentriamo sulla negatività dei media che circonda la professione e la conversazione ruota intorno alle condizioni del lavoro, alla dimensione della classe, alle questioni sindacali o ad altre forze esterne sulle quali gli insegnanti hanno poco controllo. Il modo migliore per ringraziare un insegnante non è quello di trattare il suo operato come una buona azione, ma di considerarlo un percorso di carriera altamente professionale che ama seguire, e per il quale lavora duramente per avere successo.
Il fondatore di Your Edu Action vi consiglia l’ascolto di questo video-messaggio:
Sono una studentessa di 21 anni e sono rimasta colpita dalla tematica affrontata.
Credo che gli insegnanti insieme ai genitori svolgano i ruoli più difficili in assoluto, spesso ci si dimentica di un aspetto fondamentale: si tratta di EDUCATORI (dal verbo latino “educere” ossia “tirar fuori”)
Nel 2018 non è affatto semplice parlare di scuola e di insegnanti perché ascoltiamo tutti i giorni storie tristi di “personaggi” che ricoprono un ruolo che non amano. Tutto ciò alimenta la sfiducia in un’istituzione così importante, sottovalutata persino dalla società.
Gli insegnanti, quelli bravi, sono capaci di alimentare un sano e naturale rapporto con la famiglia dello studente, qualunque età abbia, al fine di porre le basi per l’adulto di domani.
Se non c’è collaborazione tra le due parti egli si sente smarrito, non compreso e sempre più diffidente verso l’autorità in generale.
Ho avuto degli insegnanti bravissimi, altri meno bravi o semplicemente meno appassionati per il proprio lavoro. La prima categoria ha permesso che io avessi profonda fiducia nella scuola e avessi nelle mani gli strumenti per affrontare le situazioni della vita con maturità ed intelligenza.
La scuola ci permette di apprendere molte nozioni, a volte inutili, ciò che resta è il “sapersi muovere” con un altro punto di vista, da molteplici angolazioni, che senza gli insegnanti non avremmo mai.
Mi auguro che gli insegnanti abbiano sempre la voglia e la competenza di quel “tirar fuori” ,citato all’inizio, da ogni studente. Dentro abbiamo diversi talenti, caratteristiche speciali, tratti, passioni; un buon insegnante cosa fa? Li sa riconoscere e valorizzare. Un buon insegnante resta nel cuore, e da lì non esce mai.