“State a casa, fatelo per me. E anche per gli altri bimbi come me. L’unica corona che voglio è questa“, dice indicandosi una coroncina da principessa. Alice è piccolissima e, nonostante la sua giovanissima età, da nove mesi sta facendo i conti con i cicli di chemioterapia e le conseguenze che da essi derivano. Ha tre anni e vive a Chieri, alle porte di Torino. A causa della cura che sta seguendo, è immunodepressa. Pertanto, è una dei pazienti maggiormente a rischio di contrarre gli effetti più gravi del coronavirus.
Insieme alla sua mamma, in questi giorni, sta cercando di sensibilizzare tutte le persone, in relazione alla necessità di stare a casa. Evitare ogni contatto sociale, in effetti, non serve esclusivamente a proteggere sé stessi dalla possibilità di essere contagiati dal virus. Piuttosto, consente anche di evitare che i pazienti più a rischio possano essere infettati.
“Rimanete a casa. Io vi tengo d’occhio“, dice in un altro video, in cui indossa un pigiama da unicorno e continua a lanciare dei sorrisi meravigliosi. Però, il coronavirus è un rischio su cui proprio non può scherzare.
Qualche giorno fa, si era sfogata su un gruppo di Facebook anche Giulia, una ragazza immunodepressa. Si era arrabbiata duramente contro tutte quelle persone che, nonostante le misure restrittive e gli inviti a evitare il più possibile gli assembramenti, avevano sottovalutato la situazione. “Prendo un benedetto farmaco che si chiama Gylenia (se siete interessati ad andarvi a vedere i suoi leggeri effetti collaterali), che rende le mie difese immunitarie un colabrodo“, aveva scritto. Poi, aveva continuato: “Se io mi prendo il coronavirus, sarò una di quelle che poi sotto alle notizie starete a scrivere: ‘Eh, vabbè. Ma era già malata. Trovo dannatamente ingiusto che voi, sani e belli come il sole, stiate evitando tutte le sante regole che potrebbero arginare il problema“.