Quando si prende servizio in una nuova classe, tra le prime informazioni che il dirigente o il vice comunica è la presenza di un alunno DVA.
Sigla brutta, bruttissima per diversamente abile, disabile cioè handicappato. Preferirei: alunno speciale con esigenze educative specialissime. Capisco, non è proprio funzionale ma è vero.
Quando poi ti si chiarisce il tipo di disabilità, i disturbi dello spettro autistico, fatichi quasi a capire, tanto l’esposizione è sussurrata quasi sottovoce.
Poi la spiegazione dettagliata è rimandata all’insegnante di sostegno che a volte, con tutta la buona volontà che ha, manca di preparazione di base diciamo così clinica, ha letto la certificazione scrupolosamente ma senza comprenderla davvero. Quindi rimane vago.
Invece, questa volta, devo dire, è abbastanza chiaro.
M. soffre di disturbi dello spettro autistico, è un soggetto ad alta funzionalità con quoziente intellettivo e capacità cognitive nella norma, una discreta capacità di relazionarsi con l’insegnante e ovviamente qualche problema relazionali coi compagni, soprattutto con quelli più indisciplinati. M., sin dalle prime lezioni, ha mostrato interesse per la materia che insegno, scienze. È sempre intervenuto in maniera rispettosa ed adeguata, si è proposto per ricerche di approfondimento presentandole poi alla classe, ha sempre preso nota dei compiti e studiato con interesse.
Non sempre ha brillato nelle verifiche scritte, ma ci ha messo sempre impegno. Solo che ha fatto tanta fatica in certi momenti a rimanere calmo in classe: la presenza di chiacchieroni recidivi a ogni richiamo, che disturbavano continuamente la lezione, ha spesso causato in M. reazioni incontrollate e alterchi soprattutto con un compagno piuttosto strafottente che ha spesso messo alla prova la mia proverbiale pazienza.
Leggi anche: PICCOLO PRINCIPE, UNA POESIA SULL’AUTISMO
Alla fine di una lezione particolarmente stressante per le continue interruzioni dovute alle manifestazioni poco educate del suddetto compagno, M. è venuto alla cattedra, mi ha battuto una mano sulla spalla e mi ha detto sottovoce: “Prof, lasci perdere. Guardi, anch’io devo sempre subire questa classe di matti. Ma cerco di farcela. E vedrà che ce la farà anche lei!”
Mi è scappato un sorriso. M. adora le scienze della terra, la luna, le missioni spaziali e le energie alternative. I vulcani non parliamone, si è fatto accompagnare anche alla mostra a tema al Museo di Storia Naturale. Mi ha detto che si è pure comprato il libro.
Gli piacciono i filmati e i documentari e si spazientisce se i compagni non stanno attenti e parlano.
Il suo insegnante di sostegno mi ha mandato una mail in questi giorni perché M. vuole sapere quali libri deve leggere di quelli che ho assegnato per le vacanze.
Gli ho risposto: quelli che preferisce. Ma credo se li leggerà tutti.
Bellissimo articolo… mi ha dato tanta speranza leggerlo, sia come mamma di un bimbo con disturbo dello spettro autistico che come insegnante di sostegno. L’idea che nel futuro mio figlio possa essere accettato così da un’ insegnante curricolare e possa appassionarsi così ad una materia, mi ha ridato qualche attimo di pace nel cuore, che da tanto mi manca.