Da una ricerca condotta all’Università di Bologna e all’Arcispedale Santa Maria Nuova Irccs di Reggio Emilia, è emerso che l’Alzheimer precoce potrebbe essere individuato in anticipo facendo caso a piccoli sbagli commessi mentre si parla.
Secondo l’ateneo “il morbo di Alzheimer è una malattia incurabile che, a causa di un’alterazione delle funzioni cerebrali, provoca il declino progressivo sia della memoria che delle funzioni cognitive, tanto che nel suo stato più severo i pazienti arrivano alla perdita completa dell’autonomia. Prima di manifestarsi in modo evidente, però, l’Alzheimer attraversa una fase che può durare diversi anni, forse anche decenni, durante la quale, nonostante i sintomi siano minimi, la malattia è al lavoro per determinare i danni cerebrali decisivi che condurranno all’insorgere di quell’insieme di disturbi che va sotto il nome di ‘demenza‘”.
Ecco quindi che giocando d’anticipo la malattia può essere combattuta più efficacemente. Per arrivare a questa scoperta sono stati analizzati 96 volontari, alcuni dei quali con un leggero deterioramento cognitivo, ed è stato chiesto loro di raccontare ciò che vedevano in una foto, ciò che facevano durante il giorno e quello che avevano sognato la notte precedente. Il risultato è stato poi esaminato con particolari tecniche di linguaggio.
Laura Calzà, che insegna all’Università di Bologna e che ha portato avanti la ricerca, dichiara: “Con il nostro lavoro siamo riusciti a dimostrare che nel linguaggio parlato dei pazienti con deterioramento cognitivo lieve sono presenti specifiche alterazioni che, pur non essendo riconosciute dai test neuropsicologici di uso clinico, possono essere catturate da strumenti di analisi dei tratti linguistici”.
LEGGI ANCHE: Team Italiano Scopre Molecola che Blocca L’Alzheimer: “È un Anticorpo Che ‘Ringiovanisce’ il Cervello”
L’interessante risultato potrebbe servire anche per altri tipi di malattie. Il neurologo Enrico Ghidoni afferma: “Oltre che per la diagnosi precoce della demenza questo strumento potrebbe aiutare anche il riconoscimento di sintomi cognitivi in malattie croniche o trattamenti farmacologici inappropriati, condizioni nelle quali i sintomi cognitivi sono spesso reversibili”.
Il linguista Fabio Tamburini termina dicendo: “La nostra sfida ora è arrivare a costruire strumenti automatici a basso costo da distribuire sul territorio, ai medici di base. In questo modo sarà possibile fare screening su vasta scala alla ricerca dei primissimi segni di difetti cognitivi di chi soffre di Alzheimer precoce”.