Domenica per il mondo della scuola è stata una giornata di grandi novità, in cui i rappresentanti della Lega hanno parlato di diversi argomenti. Anche il leader Matteo Salvini è intervenuto sul valore legale dei titoli di studio, dichiarando che bisogna “mettere mano alla riforma della scuola e dell’Università”, ed è “da affrontare la questione del valore legale del titolo di studio”.
“Negli ultimi anni, scuola e università sono stati considerati serbatoi elettorali e sindacali, come affermato nella scuola politica della Lega Nord. L’abolizione del valore legale del titolo di studio è una questione che va affrontata.”
Per una concreta realizzazione dell’abolizione del titolo di studio – che per Wikipedia è “secondo la scienza dell’educazione, un certificato che attesta l’insieme di conoscenze e competenze apprese nel corso di studi” – ci sono varie ipotesi. Durante il Governo Monti era stata creata una proposta articolata in questo modo:
– eliminazione del vincolo del tipo di studio per l’accesso ai concorsi pubblici
– eliminazione del valore del voto di laurea nei concorsi pubblici
– valutazione differenziata della laurea a seconda della qualità della facoltà/università di provenienza
– eliminazione o riduzione del peso della laurea nei concorsi pubblici
Già nel 2009 in realtà si era parlato di abolire il valore legale del titolo di studio e il M5s ne ha fatto un punto del suo programma. Dalla deputata del movimento Maria Pallini arriva una proposta di legge che punta sull’accesso ai concorsi pubblici e recita: divieto di inserire il requisito del voto di laurea nei bandi dei concorsi pubblici.
Ecco la tesi a favore del sì: se si abolisse il valore legale dei titoli di studio si metterebbero le Università in concorrenza tra loro. In mancanza di un valore legale della laurea, le Università sarebbero spronate a migliorare il servizio offerto, con l’assunzione di bravi insegnanti e migliorando la didattica. Il valore dei studi conseguiti sarebbe deciso dal mercato.
Secondo le ragioni del No, invece, con l’abolizione si avrebbe una maggiore discrezionalità nei concorsi da parte degli esaminatori che avrebbero via libera a raccomandazioni e favoritismi. Con l’abolizione del valore legale del titolo inoltre si creerebbero Università di serie A e di serie B con costi esorbitanti per le iscrizioni alle prime. Si rischia così di creare un sistema duale del sistema formativo.