Le aggressioni dei docenti nei confronti degli alunni sono sempre da condannare, specialmente quando gli studenti sono ancora particolarmente piccoli. Per avanzare certe accuse però è necessario che le prove siano schiaccianti.
Capita infatti che, a supporto di queste accuse, ci siano solo testimoni non in grado di essere attendibili. Testimoni deboli e versioni contraddittorie quindi non bastano per accusare un docente.
Questo è quanto accaduto ad Avellino. La vicenda si è svolta ben 5 anni fa ma si è risolta solo ora. Stando all’accusa, la docente, secondo i genitori del piccolo studente, avrebbe offeso l’alunno definendolo “lumaca” e prendendolo a schiaffi. Emersa la vicenda, i genitori hanno presentato denuncia.
«Durante il processo, però non sono emerse prove schiaccianti nè i testimoni ascoltati hanno contribuito a ricostruire con esattezza quanto accaduto. La maestra è stata dunque assolta, mentre la Procura di Avellino aveva chiesto una condanna a sei mesi».
Da questo si deduce che il racconto di un solo alunno, per altro anche piccolo, sostenuto da altre versioni differenti, non bastano per condannare un insegnante. Il discorso cambia nel caso in cui la violenza fosse accertata con prove evidenti.
La violenza fisica e morale nei confronti di uno studente infatti è sempre condannata, anche se questa si fosse compiuta per scopi educativi. Il reato è quello di abuso di mezzi di correzione.