È la storia di Giada Vitale, abusata quando era una bambina da un prete della Chiesa che frequentava dopo la scuola. Eppure, secondo il gip Rosaria Vecchi lei era consenziente. I fatti sono avvenuti a Portocannone, in provincia di Campobasso, nel periodo compreso tra i 13 e i 16 anni della ragazza.
Giada Vitale è stata abusata sessualmente per la prima volta quando aveva solo 13 anni. In quel periodo, andava spesso nella Chiesa Santi Pietro e Paolo di Portocannone, perché aveva pochi amici e le piaceva suonare l’organo. In un pomeriggio di aprile del 2009, però, don Marino Genova, vedendola passare davanti all’ingresso della parrocchia, l’aveva invitata a entrare.
La ragazzina aveva accettato: “Non ci vedevo nulla di male. Prese la mia mano intrecciandola con la sua e mi guidò in sagrestia, dove iniziò ad abbracciarmi forte e a spogliarmi. Restai impietrita e lo lasciai fare, finché ebbe finito. Poi, mi diede la benedizione e mi lasciò andare“. Da quel momento, gli episodi si sono ripetuti per due o tre volte alla settimana “arrivando fino ai rapporti completi“. Le violenze si sono protratte fino al compimento dei 16 anni.
A quel punto, convinta da un’amica, ha denunciato il prete al monsignor Gianfranco De Luca, il vescovo della diocesi di Termoli-Larino, il quale ha disposto l‘immediato allontanamento dalla Chiesa di Don Marino. In base all’ordinamento canonico, il Tribunale ecclesiastico ha confermato gli abusi e ha emesso la sentenza: “Sospensione a divinis fino al pronunciamento definitivo del Tribunale italiano, nell’interdizione all’ufficio di parroco e nell’invito a vivere in una casa religiosa“.
Successivamente, ha denunciato di essere stata abusata anche alla magistratura. Qui, ha dovuto fare i conti con una realtà sconcertante. Il gip Rosaria Vecchi ha suddiviso il caso in due parti. Un procedimento legato ai fatti avvenuti prima che la ragazzina compisse 14 anni, poi il resto. La vittima ha spiegato: “Perchè dai 14 anni in sù, sono stata considerata consenziente. In pratica, secondo il pm, io e don Marino potevamo essere considerati come una coppia”. Ciò che sconvolge è anche il fatto che il prete sia stato condannato in primo e secondo grado a sei anni di reclusione, in riferimento ai fatti avvenuti fino ai 14 anni. La seconda parte del fascicolo, invece, è stata invece archiviata, proprio perchè, secondo la giudice, non poteva essere considerata come una violenza, ma come una vera e propria relazione consenziente.
Pertanto, Giada Vitale ha commentato amaramente: “Una piccolissima parte di me credeva profondamente che il gip questa volta avesse deciso in scienza e coscienza, ma questo non è accaduto. Ma loro, d’altronde, avevano già deciso. Certo, così doveva andare. Bisognava assolutamente salvare anche questa volta don Marino Genova. Il potere della Chiesa ha vinto“.