Il lavoro dell’insegnante non è mai stato facile, è infatti quel tipo di professione in cui si è esposti maggiormente al burnout e si rischia seriamente di incorrere in una serie di malattie che rientrano nella sfera psichiatrica. Quello che una volta era un “semplice” lavoro educativo è diventata una professione esposta in maniera particolare a situazioni stressanti che colpiscono con maggior frequenza i docenti più giovani e con il carattere più fragile.
Arianna Ditta, psicologa e psicoterapeuta, è stata molto chiara riguardo la situazione: c’è necessità di sensibilizzare i docenti per quel che riguarda le malattie alle quali sono maggiormente esposti, quali sono i sintomi più comuni e su come affrontare tali malattie. Non meno importante è la conoscenza di quali strumenti medici, burocratici e legali utilizzare in queste occasioni.
La psicologa aggiunge che gli insegnanti più giovani, e quindi con meno anni di servizio alle spalle, rischiano un distaccamento di tipo emotivo e relazionale con i propri allievi. Questo si verifica nel momento in cui le aspettative della professione non trovano riscontro nella realtà.
La psicoterapeuta inoltre vuole precisare che spesso ciò che manca nell’ambito dell’occupazione di docente è la possibilità di avere una rete di sostegno (da intendersi come gruppo di supporto formato da esperti o colleghi ad esempio). Un supporto sempre presente aiuterebbe gli insegnanti a superare i momenti di difficoltà in cui facilmente si può incorrere.
Ma non solo i giovani sono esposti al burnout, ad accusarlo sono anche i docenti più anziani che presentano più emotività e stanchezza. Questa categoria rischia di essere meno capace nel controllare le emozioni e probabilmente sarà incline a comportamenti molto incentrati sulla passività. Per risolvere queste problematiche, un’adeguata gestione dello stress può essere d’aiuto, permettendo di ritrovare il benessere nella propria vita. Questo però è possibile solo a seguito di un lavoro di prevenzione e sensibilizzazione. Diventa quindi una naturale conseguenza anche la promozione di un ambiente lavorativo molto soddisfacente, che possa dunque permettere di ridurre il divario che si forma tra le aspettative e la realtà.
Il burnout non va preso sotto gamba, poiché l’esaurimento è una delle prime reazioni prodotte a seguito dell’eccessivo carico di lavoro (ma può essere anche dovuto a cambiamenti significativi). Le conseguenze possono essere davvero gravi e controproducenti in ambito lavorativo, modificando il comportamento e facendo diventare l’individuo più cinico e distaccato, creando di fatto una sorta di muro fra lui ed il resto delle persone con cui si trova costantemente in contatto. Un atteggiamento di questo tipo va a ledere anche il benessere della persona che rischia di perdere quindi il suo equilibrio psicofisico ma anche le sue capacità in ambito lavorativo.