Un divario piuttosto preoccupante (16%) separa l’Italia dal resto d’Europa. Purtroppo si sta parlando del livello d’istruzione della popolazione. Gli italiani in possesso di una laurea o di un diploma superiore di età compresa tra i 25 e i 64 anni sono circa il 60%. Il dato rassicurante è che comunque la percentuale è in crescita (c’è stata un aumento dell’8% rispetto al 2007), ma è comunque inferiore a molti dei paesi dell’Unione Europea.
Interessante è il dato Istat che dimostra che lo studio effettivamente serva per trovare un’occupazione: la disoccupazione tra i laureati è al 6.1% mentre i diplomati registrano un tasso di disoccupazione del 9.9%. Purtroppo però in Italia c’è la sensazione che studiare, in fin dei conti, serva a poco e i motivi sono facilmente intuibili.
Innanzitutto, nonostante l’introduzione delle lauree brevi, il tasso di studenti che non concludono il loro percorso di studi è ancora molto elevato: oltre un terzo delle matricole che iniziano l’università ne escono senza aver raggiunto il titolo di studio. Il sentimento negativo nei confronti della laurea non nasce solo per quel che riguarda l’abbandono: in Italia ci si laurea con consistente ritardo rispetto agli altri paesi europei.
L’età media in cui si ottiene la laurea nel nostro paese è di oltre 26 anni. Secondo l’Ocse si stima che, prima di trovare un lavoro stabile, si impiegano circa 4 anni una volta concluso il percorso di studi. Quindi un lavoro adeguato alle aspettative si raggiunge all’età di 30 anni, circa 7/8 anni dopo i giovani di altri paesi già inseriti correttamente nel mondo del lavoro.
Sono questi i motivi per cui in Italia aleggia una certa sfiducia per quel che riguarda il “pezzo di carta” nonostante però le statistiche smentiscono questa preoccupazione.