Istituto superiore Ettore Majorana di Santa Monica di Vico, Caserta. Una mattina come tutte le altre, o quasi. La professoressa di italiano sfoglia il registro e chiama alla cattedra uno dei suoi ragazzi, Rosario: interrogazione di italiano per recuperare l’insufficienza. Un tentativo per alleggerire la situazione dello studente anche in considerazione delle note riportate precedentemente sul registro di classe: “Rosario chiede di telefonare e si allontana in corridoio, poi rientra e risponde in malo modo al rimprovero”. “Rosario si rifiuta di fare lezione”. “Rosario, interrogato, risponde di avere mal di testa”.
Il ragazzo, 17 anni, non la prende bene. Tira fuori un coltello e si scaglia contro la professoressa, colpendola al volto, davanti alla classe atterrita.
La professoressa, Franca De Biasio, 54 anni, è stata portata all’ospedale di Maddaloni e ha riportato un brutto taglio che ha necessitato di 32 punti di sutura e che le rimarrà per sempre sul viso. Nel frattempo sono intervenuti i carabinieri e hanno fermato il ragazzo: lesioni gravi.
La professoressa, da un letto di ospedale, ha perdonato il suo alunno, si è detta dispiaciuta e ha mandato un appello al dirigente scolastico della scuola: “Non fate male allo studente, ho sbagliato io, non ce l’ho fatta a cambiarlo“.
Proprio così. Non soltanto ha perdonato il ragazzo, si è voluta assumere la responsabilità di quel gesto folle e violento, non il primo e neppure l’ultimo in una zona difficile per chi vuole soltanto fare bene il proprio mestiere.
“Abbiamo fallito” si rammarica la professoressa, assumendosi una colpa più grande di lei.
A questo punto, molti operatori del mondo scolastico, soprattutto insegnanti, si sono domandati fino a che punto possano e debbano arrivare la disponibilità e la responsabilità di un professore. Si è creata una spaccatura: da una parte il dissenso, dall’altra la condivisione per le parole della professoressa di Santa Monica di Vico. “Sono insegnante, dissento dalla professoressa di Caserta: i ragazzi a scuola sono di passaggio e noi abbiamo dei compiti precisi, per il resto sono sempre figli a carico delle famiglie” è stato uno dei commenti provenienti da un collega.
Dove deve arrivare il ruolo dell’insegnante?
“Le domande, i dubbi, i problemi ed eventualmente i rimorsi fanno parte del nostro lavoro, ma non esageriamo” ha dichiarato un altro professore.
C’è anche chi ha una visione più “missionaria” del mestiere, e vede nel comportamento della professoressa un normale tentativo di recupero di uno studente difficile, anche se finito male.
Probabilmente non esiste un confine preciso, per un mestiere complesso che basa la propria ragione di essere nelle difficile relazioni tra adulti e ragazzi. Da sempre i bravi insegnanti si fanno la stessa domanda: fino a che punto arriva il mio ruolo?