Quasi sempre leggiamo articoli o sentiamo in televisione le imprese di insegnanti speciali che hanno realizzato per i propri studenti qualcosa di grandioso, innovativo e curioso.
Nessuno parla mai, però, degli insegnanti normali, quelli spinti dalla passione per il loro mestiere che ogni mattina si svegliano e vanno a scuola per fare al meglio il proprio lavoro. La quasi totalità degli insegnanti e dei professori, insomma. Gli eroi di tutti i giorni.
Parliamo degli insegnanti che entrano in classe ogni mattina con la lezione preparata la sera prima, che capiscono se è una giornata storta oppure se i ragazzi sono ben disposti, che si arrabbiano e tirano un urlo, esasperati, ma un attimo dopo ricominciano con la stessa voglia e passione di sempre.
Quelli che escono da scuola sfiniti e giurano di trovarsi un lavoro normale, che immaginano una vita senza mocciosi tra i piedi, un lavoro dove non devi passare metà del tuo tempo a dire a uno di non tirare i capelli a quello davanti, ad allacciare le scarpe, a pulire mani e nasi, a sorvegliare trenta nanerottoli indemoniati.
Quelli che esercitano il proprio usurante mestiere nel caos, nel chiacchiericcio, nella baraonda che può generare un’intera classe di bambini.
Quelli che quando devono parlare con i genitori si fanno il segno della croce e capiscono perché i bambini sono così maleducati, capiscono che in fondo è andata bene perché il figlio è molto meglio del padre o della madre.
Quelli che ogni giorno vengono presi in giro da tutti, dai propri alunni fino al Ministero, però si impegnano come matti perché sanno che il futuro del mondo è anche nelle loro mani.
Quelli che, nonostante tutto, amano e continuano a fare questo lavoro, a fare gli scioperi e a chiedere la carta igienica nei bagni della scuola.
Quelli che chiamiamo insegnanti normali. Oppure eroi di tutti i giorni.