Che cos’è il bullismo? Prima di tutto è un comportamento sociale violento e intenzionale, che può essere inflitto sia a livello fisico che psicologico e per tempi più o meno continui e ripetuti. Il bullo infatti e colui che ha un atteggiamento vessatorio nei confronti di un soggetto più debole. La parola deriva dall’inglese to bull, ovvero “speculare”, in questo caso sulle spalle di una persona senza difese. Un classico nelle scuole.
Rimanendo nell’ambito scolastico, dobbiamo notare come il fenomeno del bullismo si presenti in ogni ambiente, non soltanto in classe: bagno, palestra, bus, giardino, entrata e uscita sono anzi luoghi dove avvengono spesso manifestazioni di bullismo tra studenti.
Non scordiamoci, però, che possiamo considerare bullismo anche il comportamento di un professore verso un alunno, per esempio umiliando il discente di fronte alla classe: un atteggiamento sconsiderato che a volte, purtroppo, accade.
Ogni soggetto coinvolto dovrebbe mettere in atto delle strategie adeguate per arginare il fenomeno, dai compagni di classe ai genitori di vittime e carnefici, dalla scuola come istituzione al personale presente, insegnanti e collaboratori scolastici.
Quali sono gli strumenti utili a combattere il bullismo?
La scuola oggi ha predisposto dei codici di condotta per gli studenti e per gli insegnanti. Per questi ultimi, gli strumenti tradizionali delle sospensioni, voti in pagella e castighi temporanei, non sembrano funzionare. Si è capito che il mezzo migliore per prevenire, arginare e debellare il fenomeno è il dialogo. D’altra parte la scuola dovrebbe essere il luogo deputato all’insegnamento non soltanto delle materie di studio, ma anche della convivenza sociale e civile, della formazione e dell’apprendimento di modelli culturali, dell’aggregazione e delle relazioni esterne al contesto familiare.
Gli insegnanti non sempre riescono ad accorgersi della presenza di comportamenti di bullismo all’interno della classe, anche a causa dell’omertà dei ragazzi di fronte al personale docente: avvertire o riferire all’insegnante è spesso visto come sinonimo di “fare la spia”.
Preoccupante anche la minimizzazione da parte del “bullo” una volta che i fatti vengono a galla: gioco, scherzo o passatempo sono le giustificazioni più comuni.
Per questo il dialogo è la prima e forse la più potente arma per combattere il bullismo, perché aumenta la sensibilità di tutti i soggetti coinvolti riguardo al problema. Al contrario, ridimensionare il fatto non fa altro che amplificarne le problematiche.
Insegnare l’educazione il rispetto a scuola vale – o dovrebbe valere – quanto e più di ogni altra materia.
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