Licenziata quattro giorni prima che la figlia morisse: la mamma di Aurora sarà riassunta
Una storia che ha dell’incredibile e che purtroppo ha come sfondo un’Italia che non è in grado di far fronte alle situazioni più drammatiche.
Valentina Donà, protagonista della triste vicenda, era stata licenziata quattro giorni prima che la figlioletta morisse a causa di un’ orribile malattia chiamata neuroblastoma, un tumore del sistema nervoso periferico, che l’aveva costretta a cominciare a lottare per la vita già all’età di 4 anni. Aurora Maniero, la Bambina più Buona d’Italia se n’è andata a soli 8 anni. E ora la madre Valentina Donà, oltre a dover affrontare il dolore terribile che solo la morte di un figlio può provocare, deve fare i conti anche con un licenziamento sopravvenuto quattro giorni prima dell’addio di Aurora.
Il rapporto di lavoro tra Valentina e la Pasticceria Forin di Padova si è forzatamente concluso, perché proprio una settimana fa ha superato i 180 giorni di congedo: come si può immaginare, in una situazione del genere, una bambina ha solo bisogno dell’affetto e delle cure dei genitori e per stare con la bambina più tempo possibile Valentina aveva usato tutti i permessi che il contratto le concedeva per legge durante il lungo decorso delle cure sin dal dal 2013. Proprio nel giorno del suo licenziamento, si è celebrato il matrimonio tra Valentina e il padre di Aurora, Mirko Maniero, tanto voluto dalla piccola. Dopo quattro giorni che il suo desiderio era stato esaudito, la piccola è volata in cielo.
Nel maggio del 2014 Aurora aveva deciso di donare il suo salvadanaio alla Onlus «Team for Children», l’Associazione che l’aveva aiutata nell’affrontare la malattia e che si occupa di aiutare i bambini in difficoltà. Questo atto di bontà è stato premiato e la bambina aveva ricevuto il Premio della Bontà Sant’Antonio da Padova.
A quanto pare, la bontà della piccola Aurora è talmente forte che, forse, da lassù, avrà intercesso per la sua mamma. In questi giorni infatti i sindacati hanno confermato la riassunzione di Valentina Donà: «La pasticceria Forin è d’accordo nel procedere alla riassunzione della lavoratrice».
Anche se la riassunzione è stata confermata dai sindacati, né Valentina, né il titolare della pasticceria hanno fatto cenno alla decisione. C’è stato solo un comunicato: «Una piccola azienda artigiana, dopo aver esaurito quanto previsto per legge, maternità, congedo parentale e aspettativa, non ha potuto fare altro che attivare l’indennità di disoccupazione, ultimo ammortizzatore per dare reddito alla lavoratrice».
Aurora non c’è più. Valentina ora potrà tornare al suo posto di lavoro.
Una vicenda che fa riflettere e che ci porta a pensare che i genitori di bambini affetti da malattie croniche gravi non siano adeguatamente tutelati dallo Stato. Una madre o un padre hanno il diritto oltreché il dovere di stare accanto ai propri figli in momenti così tragici: dovrebbe essere loro garantito il massimo supporto.
Io non andrei neanche più a lavorare da loro,farei qualsiasi lavoro,tanto c’è n’è ma da chi non mi ha considerato neanche una persona no assolutamente
Sì stanno perdendo i Veri valori, i sentimenti. .. FACCIAMO QUALCOSA!
Se leggiamo bene l’articolo ci porta a considerare che l’azienda ha applicato la legge ed i ns. politici si devono”sbrigare” ad integrare con maggiori tutele per chi deve necessariamente assentarsi dal posto di lavoro.
Purtroppo è legge, chiaramente sbagliata e non garantista,ma pur sempre legge. Qualunque sia il motivo, dopo 180 giorni entra automaticamente il licenziamento, anche quando per una questione umanitaria come quella in oggetto,non si vorrebbe licenziare. Ma il titolare si è offerto di riassumerla e questo fa intendere che vi è assoluta comprensione per i fatti.
Scusate ma non credo che ci sia dietro una accusa alla pasticceria. La pasticceria ha fatto il massimo che la legge permetteva. Anzi il licenziamento apriva le porte alla disoccupazione dopo aver dato fondo a tutte le possibilità. Io penso che la legge deve tenere conto di situazioni gravi come questa e prevedere prolungamenti dal congedo lavorativo. Anche una persona lavoratrice, per esempio malata di cancro, perde il lavoro dopo 180 gg per legge. Ma questo tempo spesso non basta per guarire e tornare a lavoro. Questo va cambiato. Non si può pensare che i datori di lavoro si sobbarchino situazioni come queste. C’è chi può farlo e lo fa ma è la società nel suo insieme che deve prevedere anche situazioni del genere
Io sinceramente al posto dell’imprenditore padovano avrei solo detto alla sua dipendente: Torna quando vuoi sarai sempre la benvenuta , certamente attivando tutte le garanzie del caso. Ci vuole anche un po di umanità, poche parole può aiutare molto una persona in difficoltà.
Se il datore di lavoro avesse le palle riassumerebbe quella povera disgraziata.
è solo uno schifo … io anche sono stato licenziato dopo 180 gg di infortunio (che è durato 3 anni) .
Il titolo di questo articolo da adito a varie interpretazioni. Non penso che il datore di lavoro stava aspettando la fine dei 180 giorni per licenziare Valentina(infatti si sono resi disponibili ad assumerla nuovamente). Penso solo che le strutture sociali non siano adeguate a rispondere a tali esigenze ed il pasticciere non dovrebbe essere messo in discussione . Vorrei poi dire a Mariagrazia, Eldo ed Emanuele che e` facile parlare quando non si e` datori di lavoro ma lui non puo` farsi carico di una disgrazia di un’altro; potrebbe esserci comprensione ma tutto ha un limite.
non voglio entrare troppo nel merito, perchè con le leggi non sai mai quando licenziano con giusta causa o viceversa, cmq in un caso come questo non potevano lasciarla al lavoro? oppure darle
qualche giorno se la bambina stava morendo,ma non licenziarla.
la legge dice… la legge non dice nulla, dice quello che vuole il datore di lavoro, ci sono leggi
che NON vengono rispettate, altre anche troppo.
una mia parente non ha potuto abbracciare la sua bambina di 11 anni che stava morendo, la
bambina ha detto all’infermiera” mi saluti la mamma!” non le hanno concesso l’ultimo abbraccio perchè bisognava rispettare le direttive interne dell’ospedale.! crudeli pur di far valere i regolamenti.