Gabriella Giusti, insegnante di storia dell’arte in un liceo scientifico di Parma, vive una situazione preoccupante comune a molti docenti.
Il suo caso non è isolato: numerosi insegnanti supplenti devono aspettare a lungo prima di ottenere il loro meritato stipendio. Il ritardo nei pagamenti non solo crea difficoltà economiche, ma mina anche la dignità professionale di coloro che dedicano la loro vita all’insegnamento.
A La Repubblica, Gabriella, madre di due ragazzi e separata, abita a 70 km dalla scuola in cui lavora. La sua quotidiana lotta per coprire spese essenziali, come bollette e carburante per raggiungere il lavoro, è stata resa ancora più difficile dai tre mesi di pagamenti in ritardo. Per far fronte a questa situazione, ha dovuto chiedere prestiti e fare sacrifici, provando una sensazione di umiliazione e ingiustizia.
Nonostante la gravità della situazione, la protesta rimane in gran parte silenziosa. Molti insegnanti, vergognandosi delle proprie difficoltà economiche, preferiscono tacere. Questo silenzio forzato nasconde la dura realtà di un sistema che sembra ignorare i bisogni fondamentali dei suoi insegnanti.
Una petizione online, sottoscritta da oltre mille persone, chiede al ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, di modificare la procedura dei pagamenti per assicurare che gli insegnanti ricevano il loro stipendio entro la fine del mese successivo, come già stabilito dalla normativa.