Il dottor Paolo Crepet, intervenuto su “Il Riformista”, si colloca in un contesto educativo nazionale sempre più intricato. Le sue parole, cariche di frustrazione, emergono in seguito al tragico femminicidio di Giulia Cecchettin.
Crepet critica vivamente l’idea di introdurre l’educazione ai sentimenti e alle relazioni nelle scuole, definendola una “presa in giro”.
Esprime indignazione per le risposte superficiali della società ai temi della violenza e del femminicidio, sottolineando un senso di abbandono che segue il temporaneo clamore mediatico. La sua irritazione si concentra sulla mancanza di azioni concrete, sollevando dubbi sulla sincerità della rivoluzione culturale proclamata da alcuni.
Uno degli argomenti principali dell’intervista è la critica di Crepet alla precocità sessuale tra i giovani, che ritiene sintomatica di una più ampia crisi educativa e culturale. Riferisce episodi drammatici, come quello di una ragazza di 13 anni aggredita per gelosia, per evidenziare le lacune nel dibattito pubblico e la sottovalutazione delle “relazioni inquinate e tossiche” tra adolescenti.
Crepet è scettico sull’efficacia dello psicologo a scuola, ritenendo che questa idea risponda più a un bisogno di tranquillizzare la coscienza collettiva che a un reale intento educativo. Solleva interrogativi sulla qualificazione degli insegnanti di educazione sentimentale, suggerendo che questa iniziativa rischi di diventare una soluzione superficiale.
Infine, Crepet propone di avviare l’educazione emotiva fin dall’infanzia, riducendo l’uso della tecnologia nelle scuole e promuovendo un ascolto più attento dei bisogni dei bambini. Critica l’atteggiamento delle autorità italiane su questi temi, contrapponendolo a paesi come la Svezia, che hanno adottato politiche più innovative.