A Dicembre di questo anno scolastico ho chiesto ai genitori di poter creare un gruppo su WhatsApp per comunicare, dedicato ai bambini. Ho chiesto loro di concedere il proprio smartphone per pochi minuti ai figli per potermi inviare, ogni sera, un messaggio.
L’idea di poter utilizzare whatsApp era stata da me presa in considerazione già tre anni fa in una classe prima di una piccola scuola della provincia di Grosseto dove mi trovavo per motivi familiari in assegnazione provvisoria.
In quella occasione la chat era stata una piccola e marginale parte di un lavoro di messaggeria finalizzato alla letto–scrittura e il numero esiguo di alunni mi aveva permesso di osservarne le pecche e i pregi, immaginandone le applicazioni in un lavoro più accurato e diretto ad una classe più numerosa.
Per quel lavoro mi fu data la possibilità di essere seguita da esperti di didattica e di fare una esposizione al Convegno Nazionale degli insegnanti a Firenze presso la Città Pestalozzi.
Fu un’interessante esperienza dopo la quale mi ero ripromessa di sviluppare l’utilizzo della chat, ritenuto in quell’occasione innovativo anche se marginale nel percorso, appena avessi preso una classe da poter seguire per l’intero ciclo.
Avuto il sostegno e l’approvazione fiduciosa da parte dei genitori ed il mio lavoro con WhatsApp è iniziato.
L’entusiasmo per lo strumento accompagnato dalle facilitazioni che fornisce una chat, ha permesso da subito ai bambini di scrivere piccoli saluti.
In pochi giorni la loro competenza nell’usare il mezzo è cresciuta tantissimo. Scrivere su WhatsApp permette di utilizzare la correzione automatica, che nel messaggio semplice è un validissimo aiuto. Inoltre la visualizzazione della parola scritta correttamente, che si sostituisce a quella scritta male, è stato un modo divertente per imparare come se dentro al telefono ci fosse stato un piccolo maestro elettronico.
Ad ogni messaggio io ho sempre risposto indicando l’errore e i bambini hanno accettato come un gioco la correzione, dal quale hanno imparato molto.
Le ricadute di un esercizio giornaliero di invio di messaggi sono state tantissime. Gli errori sono diminuiti vistosamente e velocemente anche sul quaderno. I bambini che scrivevano le parole tutte attaccate si sono esercitati giornalmente a staccarle guardando lo schermo della chat. Lo smartphone stacca le parole, impedisce di attaccarle, ti corregge.
Inoltre bisogna sottolineare la cosa ovvia che un messaggio esprime sempre un emozione ed è per questo che è stato facile lavorare sul punto esclamativo, che i bambini entusiasti per natura, usano spessissimo nella vita e nei messaggi e sul punto interrogativo, necessario quando la chat viene da loro usata per invitare un compagno o chiedere qualcosa. È superfluo dire quanto si possa lavorare sulle emozioni e sul fatto di abbinare al punto esclamativo le faccette giuste, come avviene nella vita. E lavorare quindi su diversi linguaggi, gestuale nella vita e iconico nella chat.
Sempre con l’aiuto della chat ho iniziato ad avviare anche l’uso del punto e della virgola, segno difficile su cui lavorare molto in futuro, attraverso un’attenzione al singolo messaggio e con una correzione immediata.
Esempio:
Luigi:- Ciao maestra ho comprato un libro un lapis e una borsina
Maestra:- (Ciao maestra, ho comprato un libro, un lapis e una borsina.) Ciao Luigi, come stai?Sono felice che tu abbia comprato tante belle cose.
Luigi:-Ciao maestra, ho comprato un libro, un lapis e una borsina. Maestra ho capito! Ti voglio tanto bene <3<3<3…………………………….
La risposta in tempo reale alle loro domande o affermazioni in chat li ha resi più veloci nella lettura e soprattutto molto interessati a leggere per capire e non solo per leggere.
Questo ha avuto una ricaduta interessante nel lavoro in classe, per esempio nella lettura dei comandi degli esercizi. Sono ormai abituati a leggere frasi brevi per capire, lo fanno automaticamente.
Ovviamente l’utilizzo del mezzo multimediale e in particolare della chat si è inserito in un lavoro più ampio, nel quale anche questa non è stata lasciata al caso. Ho cercato di parlare ogni giorno di ciò che loro scrivevano. Ho illustrato alla lavagna gli errori più frequenti. Ho chiesto loro di provare ad usare il punto interrogativo, esclamativo, la virgola e il punto in molte attività in classe e anche attraverso esercizi di lettura da alta voce.
Ha di sicuro velocizzato alcuni percorsi di apprendimento, che in una classe numerosa sono solitamente campo di lavoro per molti mesi. Spesso capita di confrontarsi con altri colleghi sulla difficoltà di eseguire alcune correzioni “ad personam” in modo tempestivo in una classe numerosa, in chat si può fare.
Anche solo una piccola correzione al giorno per mesi incide fortemente sull’andamento del lavoro in classe.
L’utilizzo della chat ha dato inoltre lo spunto per parlare con loro del significato del messaggio e di ciò che trasmette. I bambini hanno, con me, ricostruito un modello di relazioni tra persone che si fonda sul desiderio di far partire un pensiero dalla testa, un’emozione dal cuore, un’immagine dagli occhi e farla arrivare alla testa, al cuore e agli occhi dell’interlocutore. Nel abbiamo fatto un disegno sul quaderno e un cartellone.
Ho cercato di far capire attraverso un percorso motivante che leggere e scrivere è utile, serve loro per comunicare, per esprimersi.
Abbiamo analizzato altre forme di messaggio: la lettera, la poesia, il testo scritto, il quadro e quindi discusso dei diversi tipi di linguaggio.
WhatsApp in proposito è stato un contesto formidabile per mostrare loro i tanti codici linguistici, attraverso i quali inviare un messaggio: la parola, gli smile, le fotografie, la registrazione vocale, i video.
Ritengo che anche dal punto di vista delle relazioni interne al gruppo abbia influito positivamente e abbia influito positivamente anche nella formazione del gruppo classe.
Sono convinta che si debba iniziare presto all’educazione ai sentimenti e alle relazioni e ignorare il ruolo del nuovo modo di relazionarsi agli altri come le chat o i social network sia un errore. Spero di continuare con i miei piccoli il mio lavoro che in futuro sarà sicuramente finalizzato anche a questo.
Non so quale sarà il mezzo di cui mi servirò in futuro per rafforzare il mio lavoro di insegnante, ma di sicuro m’ impegnerò a sfruttare il meglio delle tecnologie per non subirne solo gli effetti negativi.
Sta a noi insegnanti trovare la strada per far crescere i nostri bambini al meglio. Una strada c’è sempre.
Nel caso in cui noi non ci provassimo loro crescerebbero ugualmente, non siamo indispensabili.
Possiamo però essere fondamentali, importanti, lasciare un segno. Possiamo insegnare loro che anche imparare è una gioia, è un gioco, è un vizio, dal quale non ci si libera mai più e che gli strumenti multimediali sono solo strumenti attraverso i quali si può soddisfare questo vizio.
Ma non diciamo cretinate per favore. Digitare su una tastiera microscopica inficia la mobilità fine, tant’è che abbiamo adoloscenti che non sanno allacciarsi le scarpe. Il display, oltretutto, è l’archetipo della virtualizzazione dell’immagine, ragion per cui non aiuta la memorizzazione e le parole scritte sullo schermo non hanno la stessa pregnanza dell’inchiostro su carta, anche solo per la dimensione dei fonts e l’abuso di caratteri senza grazie. Ma prob vlt rgzz k scrvono ksì