Il senatore Mario Pittoni si esprime in merito alla riforma del reclutamento docenti.
“Si lavora agli emendamenti per correggere il ‘pacchetto’ sul reclutamento dei docenti legato al decreto sul Pnrr, che ha avuto il via libera del Consiglio dei ministri” afferma.
“Il documento è deficitario in particolare su punti fondamentali quali abilitazione e stabilizzazione, di fatto ignorati riproponendo vecchie questioni tipo: come si abilita chi insegna nelle scuole paritarie?” chiede.
Aggiunge: “Come si abilitano le migliaia di docenti che necessariamente coprono le supplenze per l’assenza dei titolari, anche per molti mesi, come nel caso delle gravidanze difficili o dei mandati politici e parlamentari o dei distacchi all’estero o delle assegnazioni provvisorie in altro comune o del distacco presso organi del Ministero o di altre Amministrazioni dello Stato? “.
“Come si abilita chi da anni presta servizio nelle scuole statali con contratto a tempo determinato? Come si abilitano i cosiddetti ‘ingabbiati’, docenti di ruolo che hanno titolo di studio valido per aspirare ad altro insegnamento utilizzando lo strumento contrattuale del passaggio di cattedra o di ruolo? Il provvedimento è cioè monco e inappropriato a risolvere problemi antichi” prosegue.
Poi: “È quindi urgente un atto normativo sui percorsi formativi abilitanti all’insegnamento, ai quali affiancare l’accesso diretto ai corsi di specializzazione sul sostegno per chi vanta adeguata esperienza specifica, visto che attualmente oltre un docente di sostegno su tre non è specializzato. Nel testo, poi, non si fa cenno ai meccanismi di selezione concorsuale. Come dire che si considera accettabile quanto previsto dalla legge 73/2021 all’articolo 59: i famosi e ormai assolutamente impopolari test a crocetta finiti sulle prime pagine dei giornali per le criticità evidenziate nella loro applicazione, prima con il concorso Stem e ancora di più con il concorso ordinario della scuola secondaria“.
“L’impressione è che si cerchi di imporne definitivamente l’utilizzo con il ‘miraggio’ dei concorsi a cadenza annuale, che però, come ben sanno gli addetti ai lavori, nella scuola sono tecnicamente impraticabili. Servirebbero solo a giustificare un impianto sicuramente più veloce ed economico (che certamente piace al Mef), ma che, com’è largamente riconosciuto, comporterebbe uno scadimento senza precedenti nella qualità del corpo docente” spiega.
“Chiediamo, quindi, che per la norma sul reclutamento venga preso in considerazione il nostro progetto, più mirato sulle indicazioni di Bruxelles e che valorizza la formazione in servizio del personale docente oggi pesantemente mortificata, riformando un sistema che oggi privilegia la conoscenza (semplificando: la memoria) sulla competenza (l’esperienza)” conclude.