La scrittrice Mariapia Veladiano parla del lavoro dei docenti durante un’intervista rilasciata a 7, il settimanale del Corriere della Sera.
“Nessuno, a parte gli insegnanti e gli studenti, neppure i genitori, sa quello che succede in classe” afferma.
“Quella che incontriamo nei romanzi o al cinema non è la vera vita di scuola. Se il protagonista è un insegnante bravo, lo è perché è anche psicologo o investigatore. Invece mi piacerebbe una serie in cui si raccontasse dei ragazzi rumorosi, del contenimento emotivo, delle classi piene, di che cosa fa veramente un bravo insegnante. In Francia ce n’è stata una e ha cambiato la percezione della scuola nell’opinione pubblica” prosegue.
“La Dad ha sì evitato che la scuola finisse inghiottita in un buco nero, ma ha anche ricacciato i ragazzi alla casella di partenza, dentro casa, prigionieri della diseguaglianza di condizioni socioeconomiche diverse, di opportunità differenti, chi in quattro con un solo computer, chi nella sua cameretta, chi con la mamma o il papà ad aiutare e proteggere, chi da solo. Abbiamo perso un milione di studenti, il ministro Colao ha detto lo scorso giugno che ci sono zone del Paese in cui 4 scuole su 10 non hanno la connessione” aggiunge.
Parla poi di reclutamento: “Bisogna innanzitutto cambiare le modalità di assunzione. Oggi sono ancora troppo spesso selezionati in base alla loro resistenza al precariato. E invece basterebbe programmare, fare concorsi snelli e regolari, non quei mostri ingovernabili che sono ora con milioni di candidati“.
“Dovrebbero servire per testare anche le capacità relazionali, didattiche e pedagogiche di un insegnante. L’empatia non si può misurare in scala da uno a dieci, questo è ovvio, ma con due o tre passaggi in un esame si capisce se la persona ha le caratteristiche giuste” conclude.