Nel corso della cerimonia del Premio Francesco De Sanctis, il Ministro dell’Istruzione Bianchi ha parlato del futuro della scuola.
“Dobbiamo chiedere a tutti di mettere loro stessi a disposizione per il nuovo Paese che uscirà da questa fase difficile e lo dobbiamo fare partendo dalla riscoperta della parola” ha affermato.
“La scuola è questa: è la capacità di dare ad ognuno le parole per dirlo. Perché se io non ho le parole per dirlo io qualcun altro lo dice per me. E troppo spesso abbiamo visto dei luoghi e dei mondi in cui altri si appropriavano dei miei pensieri e delle mie parole. Di pensieri dei ragazzi e delle parole dei ragazzi” ha proseguito.
Bianchi ha aggiunto: “La scuola deve essere il luogo dell’unità e dell’integrazione. Invece non è stato sempre così: il 5 settembre del ’38 sotto il nome della legge si è perpetrata una vergogna, quella vergogna è stata poi il luogo in cui abbiamo ricostruito il senso di scuola che vuole la nostra Costituzione, che vuole la nostra Repubblica. La nostra Repubblica ha un fondamento: che è quell’articolo 2 in cui i diritti delle persone vivono se c’è la solidarietà, il diritto e il dovere della solidarietà. Credo che questo sia ancora il mandato della scuola oggi: insegnare ad ognuno che l’integrazione e l’inclusione si fa da una parte richiamando i diritti fondamentali della persona, ma dall’altra parte esercitando il dovere necessario della solidarietà”.
“In questo momento in cui dobbiamo uscire da questa lunga crisi che è stata esasperata dalla pandemia ma che aveva radici più lontane credo che quello che i nostri ragazzi chiedono è speranza, un segno di speranza” ha concluso.