Il responsabile della Pastorale Giovanile della Cei, Don Michele Falabretti, riflette sulla pandemia e sulla scuola partendo dal terribile episodio della bambina morta a causa di una sfida su Tik Tok.
“Che errore tenere i ragazzi a casa, senza scuola come fossero i nuovi untori” dichiara all’Adnkronos.
“E’ la situazione dei bambini confinati in casa; i genitori li lasciano usare dispositivi purché stiano buoni. Il richiamo va prima di tutto a chi i ragazzi li sta dimenticando a casa. Sono gli ‘untori’ e non ce ne importa nulla che tornino a scuola, il ragionamento alla base. Con un concetto grezzo di educazione: stai davanti allo schermo, apprendi informazioni e impari” continua.
Attacca poi le istituzioni: “In questi mesi non ho mai sentito da chi doveva decidere almeno un ‘dispiace’ non potere mandare i ragazzi a scuola’. Ci si è limitati a dire ‘non vanno a scuola’. Non c’è bisogno di essere pediatri o psicologi per capire che i cuccioli per definizione hanno adrenalina e ad un certo punto il corpo ha bisogno di esprimersi. Li teniamo chiusi in casa? Il corpo esplode. Possiamo fare arrivare i ristori economici ma i ristori dell’anima chi li fa?“.
“Noi stiamo contravvenendo all’a b c dell’educazione che è la relazione e la mediazione: il compagno e il maestro. Che per dodici mesi i ragazzi siano rimasti fermi sembra non interessare. Se i ragazzi arrivano ad avere problemi questi ricadono poi sulla società. Che miopia. Pietà e dolore per una bimba morta e per la famiglia straziata ma ora bisogna svegliarsi” aggiunge.
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“La vita di una bimba è un prezzo altissimo, mi piacerebbe sperare che serva a svegliare qualcuno. La pandemia ha conseguenze sanitarie ed economiche ma ve ne sono anche di più silenziose che agiscono nell’anima. Chi se ne occupa?” conclude.