Il professore Pierpaolo Fasano lancia un messaggio molto forte a chi non crede al covid. Colpito da febbre a 40, tosse forte, nausea, crampi ora si trova in terapia subintensiva.
Pierpaolo Fasano è un docente scolastico e speaker radiofonico, dal 19 novembre è ricoverato in ospedale dopo aver contratto il covid-19, ha deciso di realizzare dei video per descrivere la realtà della sua situazione. “Ho 33 anni e non ho alcuna patologia particolare. Fino a meno di due settimane fa la mia era una vita tranquilla. Fino a due settimane fa ero regolarmente attivo con la didattica a distanza (quanto mi mancano i miei alunni!), dopo aver ottenuto con le unghie e con i denti la mia cattedra. Fino a meno di due settimane fa ero regolarmente in onda in radio. Il Covid esiste e fa male“.
Pierpaolo era in salute, poi ad un tratto ha cominciato a soffrire di febbre alta, tosse, mancanza di gusto ed olfatto e tutti gli altri sintomi riconducibili al virus che ha messo in ginocchio il pianeta. Il 19 novembre è stato ricoverato all’ospedale Loreto Mare di Napoli, poi il giorno seguente racconta che: “Un medico e un’infermiera mi hanno salvato la vita. Sono stato sigillato in questo tubo di plastica che emette suoni elevatissimi. Sembro un gommista che gonfia pneumatici nel pieno di forti ondate di vento… Ho visto già due persone lasciarci come se fosse normale così. Impacchettati e caricati su un furgone”.
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Nei giorni seguenti, uscito dalla terapia intensiva per lui: “È stato strano, per certi versi frustrante, dover constatare come il corpo si fosse praticamente disabituato alla motricità. Ho fatto enorme fatica a rimettermi in piedi e le gambe non mi reggevano. Ho dovuto fare vari tentativi prima di riuscirci. Riuscire ad alzarmi dal letto per andare in bagno da solo è stata una conquista. L’ho fatto già varie volte. Certo, bisogna fare i conti con i respiri contati ed occorre calibrare bene i passi e gli sforzi altrimenti rischi di piombare a terra. È come se il corpo fosse una fragile impalcatura pronta sempre a vacillare.“
Racconta poi che a dargli forza sono stati i suoi stessi alunni, che lo hanno sostenuto, in una lettera gli avevano scritto: “Non ci sono parole per descrivere quanto ci faccia male saperla in una sala d’ospedale, a combattere, soffrire e veder andar via tanti altri che come lei provano a vincere questo dannato virus”