Quale docente mi trovo quotidianamente in aula con allievi adolescenti e giovani adulti e mi rivedo: mi ricordo la mia adolescenza, le difficoltà e le insicurezze che provavo.
Le pulsioni e le emozioni venivano da me vissute in modo pieno e totale, la voglia di “essere grande” mi assillava tutti i giorni, ma nello stesso tempo desideravo essere considerata e accettata dai miei compagni, dai miei amici e da tutti coloro che mi circondavano.
Ogni mattina immaginavo come sarei stata da grande, cosa avrei fatto, quale uomo sarebbe stato al mio fianco e semplicemente non mi rendevo conto che ero già tutto ciò che sono ora.
L’EMPATIA DELL’INSEGNANTE
Sì perché quando una docente si ricorda com’era da giovane e rivive le sue emozioni capisce meglio gli allievi che ha difronte, li osserva, si emoziona con loro e per loro. L’empatia, in questo caso, aiuta il docente a costruire ponti verso lidi imprevisti e inaspettati, permette di attraversare giungle apparentemente inaffrontabili e impervie, permette di navigare in mare aperto e in piena tempesta giungendo ad isole meravigliose. I nostri allievi sono gli uomini e le donne di domani, sono coloro che noi avremo aiutato ad essere e avremo sostenuto nel difficile cammino della vita.
Oggi, nel bel pieno della pandemia e dell’incertezza che regna a tutti i livelli, più che mai gli allievi hanno bisogno di noi, hanno bisogno di un docente che trasmetta sapere certo e comprovato, che esiga disciplina e costanza nell’impegno, che osservi e monitori i miglioramenti e i peggioramenti dei propri allievi senza mai dare giudizi di valore o peggio etichettandoli, che migliori giorno dopo giorno il proprio lavoro, che sappia ascoltare e rielaborare le incertezze e le incapacità di ciascun discente per farle diventare punti di forza.
DI QUALE DOCENTE HANNO BISOGNO GLI STUDENTI
Oggi più che mai gli allievi hanno bisogno che i docenti siano presenti, in qualsiasi modo questa presenza possa tradursi in vero sostegno pedagogico, didattico ed emotivo.
Il docente non è affatto un intrattenitore, un amico o peggio un compagnone troppo cresciuto. Al contrario siamo chiamati ad accompagnarli fuori dalla famiglia e poi nella società, quindi siamo il primo approccio reale con “l’altro” adulto, rappresentiamo a volte le prime vere difficoltà della vita con cui dovranno confrontarsi e a volte scontrarsi (guai a chi si esimesse da tale incarico increscioso, verrebbe meno alla sua stessa missione di docente!!).
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Il compito è delicato e difficile, ma essere docente significa tendere la mano, significa impegnarsi sempre, a volte soffrire e ripercorrere le tappe della crescita con loro, senza impedirgli di soffrire e arrabbiarsi, senza semplificargli la vita oppure peggio compatirli, perché sarebbe devastante e illusorio.
Insomma, mai come adesso la costante e fedele presenza del docente è fondamentale per una società che evolve velocemente e le cui certezze sono sempre più spesso messe in dubbio.
— Daniela Colloca, insegnante
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