Ricordo che quando frequentavo la scuola elementare, la mia maestra era solita farci fare un dettato al giorno. Nessun giorno era escluso.
Quando tutti eravamo al nostro posto, dopo l’appello e la preghiera del mattino ci chiedeva di prendere la penna rossa e di scrivere in alto al centro della pagina: ”Dettato”.
Ogni santo giorno.
E devo dire che a noi non dispiaceva affatto. Anzi, è stato grazie a quei dettati che noi alunni abbiamo conseguito una buona padronanza del tratto grafico, coordinazione oculo-manuale e capacità di organizzare adeguatamente lo spazio-foglio. Il dettato migliorava inoltre l’attenzione e soprattutto teneva in “viva” anche la memoria.
Sì, perché la mia maestra ci leggeva una frase per volta, spesso anche lunga, e noi, eravamo, diciamo pure, “costretti” a prestare la massima attenzione per poterla riscrivere, evitando di dire: ”Cosa hai detto maestra?” oppure: “Puoi ripetere, per favore?”. No! Lei ripeteva solo una volta (un po’ come Paganini, che non concedeva mai il bis).
Questa pratica mattutina durò tutti i cinque anni della scuola elementare. Alla scuola media i risultati di questi esercizi furono evidenti: correttezza ortografica, capacità di prendere velocemente appunti, ma sopra ogni cosa una grafia chiara. Era talmente perfetta che tutti professori mi chiedevano di compilare la parte relativa all’elenco dei loro registri. Quindi, ogni anno, mio era il compito di scrivere i nomi dei compagni sul registro.
I miei quaderni, poi, erano perfetti e sempre ordinati. Ancora oggi, a distanza di tanti anni, ricordo piacevolmente questa pratica e adesso, che la maestra sono io, il dettato e il suo uso consapevole sono ancora presenti come allora. Qualche giorno fa ho letto un articolo che riguarda proprio il ritorno dell’uso del dettato nella scuola elementare in Francia. L’annuncio è stato dato dal Ministro francese dell’Istruzione, Najat Vallaud- Belkacem, il quale ha illustrato i nuovi programmi scolastici per il 2016. Secondo questi programmi, infatti, già dal prossimo anno i nostri colleghi francesi delle scuole elementari, dovranno far fare ai loro studenti un dettato al giorno, al fine di evitare i frequenti errori ortografici, grammaticali e sintattici che insorgono nella lingua scritta e per garantire una solida base per tutti gli studenti e una corretta padronanza della lingua.
Ricordiamo infatti che in Francia il dettato è la prima prova della maturità liceale e vi è inoltre una tradizione di gare di dettato in cui si sono cimentati anche scrittori e intellettuali. E se una mela al giorno toglie il medico di torno, diciamo pure che: “ un dettato al giorno toglie gli errori di torno ” anzi più che errori oserei dire…”orrori”.
Chi di voi, infatti, leggendo qua e là in rete, non è mai incappato in uno strafalcione grammaticale? E in quel momento l’indole dell’ insegnante viene fuori e siamo attraversati da un brivido freddo; sentiamo quasi una tegola caderci sulla testa (a mo’ di fumetto insomma!). Che dire poi dell’uso o meglio l’abuso giochi elettronici o cellulari che stanno riducendo tantissimo la manualità dei nostri ragazzi?
Purtroppo in un’era di social e tecnologia di ogni tipo, i ragazzi non sono più abituati a scrivere ed usare la manualità fine, che, ricordiamo, si esercita con la scrittura a mano. Molti di loro non sanno più tenere in mano una penna, ma in compenso hanno dei pollici super veloci che riescono a muovere sfrenatamente quando devono digitare un messaggio o scrivere un post da pubblicare in rete. Gli sms, il nuovo modo di scrivere abbreviando le parole, storpiandole il più delle volte, la moda di sostituire la “C” con la ” K”( per risparmiare cosa non so) di certo non aiuta. Così ritroviamo tanti ragazzi che non sanno più scrivere e, in un compito, in una mail, o persino in una lettera di assunzione, si ritrovano a scrivere “X” anziché “PER” , oppure “Ke fai?” al posto di “CHE fai?”.
Sia ben chiaro: non sono contro la tecnologia, anzi sono un’appassionata e cerco di tenermi sempre aggiornata a riguardo, anche nella didattica, tra l’altro, gli strumenti tecnologici ci danno una grossa mano d’aiuto, pensiamo ad esempio agli strumenti compensativi per i bambini con deficit di apprendimento, contesto solo l’uso scorretto che se ne fa di essa.
La tecnologia deve essere a servizio dell’uomo, non l’uomo a servizio o meglio schiavo della tecnologia. E quindi, se la Francia rivaluta il dettato, diciamo che per noi docenti italiani non è poi una novità. Anzi, penso che questa pratica didattica ci accompagni quotidianamente nella nostra vita scolastica.
Anch’io, come la mia maestra, infatti, credo nel valore didattico dei dettati ortografici, e li uso tantissimo, in quanto giocano un ruolo importante nello sviluppo delle abilità percettive visive e uditive del bambino, ma anche in quelle motorie favorendo il processo di apprendimento, soprattutto nella classe prima e seconda di scuola primaria, dove è necessario rinforzare le competenze legate alle difficoltà ortografiche. I miei alunni e le mie colleghe di classe sanno che sono solita fare un dettato al giorno, preferibilmente nella prima parte della giornata. E devo dire che ai miei alunni piace molto e i risultati ottenuti sono quasi immediati.
Di solito scelgo dettati molto semplici, non troppo lunghi, preferisco testi spiritosi che facciano ridere, i bambini sono più contenti, si mantiene alta l’attenzione e il successo è assicurato. Mi soffermo molto sulla ripetizione delle parole e sulla loro dizione, dando di volta in volta suggerimenti sull’ortografia, anticipo infatti quando in una parola c’è una difficoltà ortografica, in modo che prestino più attenzione nello scriverla e memorizzino bene la parola. Se qualcuno mostra di avere qualche difficoltà nella scrittura di una determinata parola, chiedo di provare a scriverla alla lavagna, soffermandomi molto su alcuni dettagli della stessa in modo da indurre anche l’autocorrezione.
In questo modo anche il resto della classe avrà l’opportunità di correggere sul proprio quaderno eventuali errori commessi. Questa tipologia di dettato, per apprendimento infatti, risulta essere molto utile; grazie a questa modalità i bambini si soffermano molto a pensare alla parola mentre la scrivono, ricordano le regole e di conseguenza le applicano non si limitano a scriverle in modo passivo. E se inizialmente il dettato sarà più lento, col passar del tempo e dell’esercizio diventerà più celere.
E per quanto riguarda la correzione e la valutazione?
Sono convinta che, poiché lo scopo fondamentale è rafforzare l’autostima dei bambini e incoraggiarli senza infierire sui loro errori, di solito evito di mettere voti negativi, anche quando ci sono tanti errori. In quel caso mi limito a mettere un puntino accanto all’errore commesso, il bambino rilegge la parola e la riscrive in modo corretto memorizzandola nella sua forma adeguata.
Di certo il tempo impiegato sarà maggiore, ma in questo modo egli si abituerà a scrivere correttamente le parole, al di là del voto. Inoltre questa tecnica mi consente di focalizzare quali sono gli errori più frequenti commessi dalla maggior parte degli alunni e agire di conseguenza in modo più mirato.
Ad ogni modo, poiché è anche giusto premiare i bambini che si sono impegnati molto nell’attività, soprattutto coloro i quali inizialmente mostravano più difficoltà, più del voto preferisco usare complimenti che valorizzino il lavoro svolto seguiti da un disegno, uno smile enorme, un cuore o degli stickers. Questa metodologia consente ai bambini di vivere il dettato come un momento piacevole e molto atteso e di motivare coloro i quali hanno più difficoltà.
Il dettato con alunni DSA o BES
Uso il dettato anche quando devo valutare gli apprendimenti. In questo caso la metodologia è differente, in quanto uso meno ripetizioni, dò meno suggerimenti e cerco di concedere tempi uguali per tutti. Ma che succede quando in classe ci sono alunni con DSA o BES? Che fare?
Spesso le difficoltà di apprendimento che si rilevano nelle classi non sono conseguenza di un disturbo specifico dell’apprendimento ma derivano piuttosto dall’immaturità del bambino e per fortuna si rivelano transitorie. Mi sono successi tanti casi del genere.
Di certo sappiamo che gli alunni con DSA hanno delle modalità di apprendimento ben diversi dal resto della classe, modalità che noi docenti non possiamo non tenere in considerazione. Essi necessitano infatti di più tempo poiché l’attenzione e la concentrazione sono spesso più labili. Anche per questi alunni i dettati si rivelano utili, ma occorre utilizzare una metodologia diversa: avere più pazienza soprattutto, una pronuncia più chiara, senza avere fretta o andare di corsa. Occorre ripetere la parola lentamente e anche più volte, lasciando il tempo necessario affinché il bambino scriva senza ansia. Rassicurateli di tanto in tanto dando loro la “carica” necessaria (Bravo! Visto che sei riuscito? Dai , manca poco!. Ecc…).
Mi capita spesso di fare un dettato usando tempi diversi di dettatura in base alle difficoltà del bambino, così vengono fuori diversi gruppi di livello: alcuni hanno già scritto la frase, altri ne hanno scritto una parte, altri ancora hanno bisogno che la parola sia ben scandita più volte (specie se sono presenti lettere ponte o suoni complessi). Non è una cosa semplice, sia ben chiaro, ma in questo caso mi è di grande aiuto mettermi vicino i bambini con maggiore difficoltà in modo da poterli seguire meglio e ripetere senza fare distrarre gli altri.
Alla fine la stanchezza è assicurata, ma anche il successo dell’attività! Uno strumento che ho trovato utile lo scorso anno scolastico, che riproporrò quest’anno anche in seconda, è il Dettato delle 16 parole del professore Giacomo Stella (clicca qui per scaricarlo). Il test, rivolto principalmente alle classi di prima e seconda elementare è composto da un dettato di 16 parole (per la classe prima) e 26 parole (per la classe seconda). La lista è composta da parole a crescente difficoltà fonologica, a bassa frequenza di uso e con un buon grado di immaginabilità. Esso consente di individuare, con un buon livello di attendibilità, i soggetti a rischio di un determinato disturbo.
Sia ben chiaro che non sostituisce una diagnosi fatta dal personale tecnico specifico, come lo psicologo o il logopedista, tuttavia, rappresenta uno screening di primo livello molto utile per il docente che è il primo che solitamente si rende conto di eventuali problemi del bambino. La somministrazione del test viene effettuata in due momenti diversi: per la classe prima a gennaio, quando si presuppone che vi sia stata una buona esposizione alle lettere e, una seconda a maggio, quando le abilità di base sono già apprese e stabilizzate; a novembre per le classi seconde. Per la classe prima non vengono prese in considerazione le regole ortografiche quali la punteggiatura, le doppie, gli accenti, ecc. Nelle due somministrazioni della classe non sono presenti parole con suoni complessi, come digrammi e trigrammi quali “sci”, “gli”, “glio”, “gna”, “chi”, “cia”, “gia”, in quanto l’obiettivo che si intende raggiungere è quello di indagare sull’acquisizione della fase alfabetica.
Il test è a carattere collettivo e le parole dettate vanno scritte una sotto l’altra, devono essere pronunciate una sola volta senza ripetere e senza scandire le sillabe. Se il bambino non fa in tempo a scrivere la parola, passa a quella successiva. Durante la dettatura, tra una parola e l’altra, l’insegnante deve fare una pausa di 20 secondi ( nel test di gennaio) e di 10 secondi ( nel test di maggio) , intervallo che in classe seconda si riduce a 5.
Relativamente alla valutazione verrà assegnato un punteggio a seconda del tipo di errore commesso. Questa valutazione permetterà all’insegnante di avere chiaro l’obiettivo di rinforzo e il punto di partenza. Ritengo che questo strumento sia un valido aiuto per noi docenti, quindi perché non provarlo?
Un’altra attività che voglio condividere con voi è un gioco che nella mia classe riscuote sempre molto successo. È un gioco per utilizzo per allenare la memoria, semplice da fare e con mezzi facilmente reperibili. Vi occorrono solamente dei foglietti di carta e delle palette… schiacciamosche. Alla lavagna scrivete diverse parole sparse qua e là, usando i tre caratteri diversi: stampato maiuscolo, minuscolo e corsivo. Sui foglietti di carta scrivete le stesse parole scritte alla lavagna cambiando però il carattere usato.
Chiamate poi una coppia di bambini e date a ciascuno uno schiacciamosche. A questo punto mostrate per 5 secondi il foglietto ai bambini e poi chiedete loro di schiacciare la parola corrispondente alla lavagna. Vince colui il quale per primo schiaccia la parola esatta. È un gioco semplice che permette di fare esercitare nella lettura veloce e silenziosa, ma soprattutto di allenare la memoria. I bambini si divertiranno, soprattutto… per l’idea dello schiacciamosche.
Buon lavoro!
IL LIBRO DEI DETTATI
Classe 1 e 2 Primaria
IL LIBRO DEI DETTATI
Dalla Classe 2 alla 5 Primaria
Sei bravissima!!! Mi hai dato molte idee!
Bravissima, ho trovato molto interessante il tuo articolo, come i precedenti che ho seguito con molto interesse, ci dà grandi spunti pratici. Mi piace molto l’idea di sostituire ai classici voti asettici, questi tipi di valutazioni che trasmettono un grande calore umano e forte empatia. Si percepisce l’amore e la passione che metti nel tuo lavoro e sono sicuro che anche i bambini percepiscano la stessa cosa. Bravissima.
Sono pienamente d’accordo con questa fantastica docente che ha trovato questa ottima metodologia basata sulla gratificazione del bambino. Ben vengano gli insegnanti che non si limitano a mettere semplici bravissimi, bravi o bene, ma personalizzano il voto rendendo personale anche il rapporto che instaurano con i loro alunni. Ho seguito altre volte gli articoli di questa bravissima docente e li ho trovati sempre molto interessanti e ricchi di spunti pratici. Brava e complimenti…per la pazienza
Sei veramente Bravissima, le tue idee pratiche e i tuoi suggerimenti sono utilissimi specie per il linguaggio schietto e diretto che usi. Complimenti davvero
Complimenti per l’articolo! È vero, il dettato è un modo efficace per migliorarsi e per prestare attenzione ad aspetti educativi e didattici che spesso vengono trascurati, non ultima la calligrafia! Grazie per wuesto momento di riflessione. Mi permetto di dirti però che, sicuramente per un refuso, nel tuo testo c’è un errore di ortografia, do infatti si scrive sempre senza accentov
Complimenti e grazie per i suggerimenti, è proprio vero “nella vita c’è sempre da imparare”. Nel nostro lavoro poi non si può non andare alla ricerca di quella strategia che possa aiutare chi procede lentamente, nel rispetto dei suoi tempi. Grazie ancora.
Sono in accordo con tutto quello detto. Ho molti libri di dettati ed ogni tanto é anche piacevole somministrarli. Buone vacanze.
Se a questo esercizio giornaliero ci mettessimo anche verbi e tabelline………..di sicuro sarebbe ancora meglio! saluti
Interessante. Vorrei, se permetti, suggerirti di evitare un peccatuccio veniale.
Hai scritto, all’inizio della parte in cui parli del dettato con alunni DSA o BES, ***dò meno suggerimenti***. È chiaro che ***dò***, con l’accento, non è da considerare un vero e proprio errore, ma sarebbe preferibile, per una persona che fa l’insegnante, che il monosillabo fosse scritto senza l’accento, anche perché tale scelta risulterebbe quella migliore da trasmettere agli alunni.
Complimenti, comunque, per i tuoi utili consigli.
Bravissima… mia figlia fatica a scuola e purtroppo la maestra infierisce urlando in continuazione e facendole pesare che lei ha “dei problemi”. E’ stata valutata già tre volte dalla foniatra (dietro pressioni dell’insegnante che ha pure detto alla bambina che l’avrebbe mandata del medico così sarebbe diventata brava come gli altri) che non ha rilevato nulla di che ribadendo che ogni bambino ha i suoi tempi. Lei ha buona volontà ma è scoraggiata da questo atteggiamento e pure io non so come muovermi
GRAZIE !! Sono una mamma e mio figlio freguenta la seconda elementare fa un po di fatica , premetto e un bambino introverso ,timido ,insicuro , sotto pressione delle maestre lo abbiamo portato dal logopedista e psicologo. Per fortuna i bambini son tutti diversi e ognuno ha i suoi tempi . Non esistono più maestre come te ,io ho nel cuore la mia maestra mi ha aiutato tanto con pazienza e devozione nel suo lavoro , ora non hanno ne tempo, ne pazienza sanno solo sgridare e mettergli brutti voti cosi non fanno altro che scoraggiarlo e io non so più cosa fare . Quello che hai scritto e bellissimo e grazie tanto .
Condivido appieno. Faccio solo notare che in Francia esiste una particolare cura per l’ortografia stante la grande varietà di accenti ortografici in uso nella lingua francese, che deve essere scritta con precisione assoluta; diverso è il caso della lingua italiana in cui allo scrivente normalmente non si chiede neppure di distinguere graficamente gli accenti interni delle parole e quelli finali, da acuti o gravi.
Molto utile, grazieee
Le idee possono essere interessanti, ma lo stile di questo articolo fa accapponare la pelle.
Molti utile. Solo un appunto, o meglio una precisazione.
Non avremmo mai detto: puoi ripetere, o cosa hai detto, maestra.
Caso mai… può ripetere Signora Maestra?
Ed era molto meglio di adesso.
Bravissima, ho trovato molto interessante il tuo articolo, grazie mille.
Io sono brasiliano, ho 58 anni y allora imparo italiano. mi piace molto il dettato 🙂 . abbraccio