Sono 13 i condannati da tutta Italia che rubavano i dati personali dai gestori per poi rivenderli attraverso offerte per cambiare compagnia.
Sono 26 le persone finite al centro di una vicenda di furti informatici su cui indagava da tempo la polizia postale col coordinamento della Procura di Roma, 13 di loro sono state arrestate. Quest’ultimi dovranno scontare la pena ai domiciliari, mentre altri sette obbligati a restare nel comune di residenza con divieto di ricoprire incarichi direttivi o di esercitare imprese, tutti notificati questa mattina nell’operazione denominata “Data Room“.
Nelle indagini segrete erano coinvolti oltre 100 operatori della polizia postale, che in questi mesi si erano impegnati in perquisizioni locali ed informatiche, qui si è scoperto che avvenivano dei furti all’interno delle banche dati delle compagnie telefoniche, violando così alcune norme sulla privacy.
Questi dipendenti “infedeli” si occupavano di vendere i dati personali dei clienti per sfruttare le loro info proponendo nuovi contratti per altri operatori. L’inchiesta era partita a febbraio quando Telecom Italia aveva segnalato dei movimenti anomali presso all’interno dei server della TIM.
L’ammontare del furto calcolato si attesta attorno al milione di dati personali rubati nel giro di un anno.