Qualche anno fa ero in un cortile di una scuola di Firenze, insieme a me c’erano tantissimi insegnanti, in fila per sostenere l’esame per dirigente scolastico. L’organizzazione non è certamente la caratteristica principale dell’Italia e quindi dovemmo aspettare alcune ore prima di poter entrare. Nell’attesa, ricordo, di aver scambiato alcune chiacchiere con un collega e di essere rimasta colpita da alcune idee che esprimeva che mi trovavano d’accordo pienamente. Cerco di riportare il suo discorso.
“Se diventassi dirigente cambierei molte cose. In primis vorrei conoscere tutti gli insegnanti ma non il nome e la materia insegnata, vorrei conoscere il loro curriculum, la loro vita, i loro problemi e progetti. Vorrei avere un rapporto umano di comprensione che preveda anche un duro rimprovero ma anche gratificazioni e vicinanza.
Vorrei andare in classe spesso per vedere cosa e come insegnano, per capire osservando se c’è qualcosa da migliorare o da cambiare e parlare con loro serenamente per vedere di migliorare le situazioni. Vorrei essere sempre presente e attento.
Cercherei di mediare gli eventuali conflitti con gli alunni e/o con i genitori. Non sarei un pavido affronterei i problemi con un ruolo di super partes, desideroso di avvicinare e non allontanare. Con i ragazzi cercherei di contrattare ma senza escludere i docenti che considererei miei colleghi non subordinati.
Mi occuperei di rendere l’ambiente più accogliente con piccoli accorgimenti, vorrei che alunni e insegnanti venissero a scuola sereni. Parlerei con i ragazzi e cercherei di dire loro che la scuola non è una prigione anche se ci sono regole ed orari da rispettare ma un’opportunità per poter affrontare meglio la vita. Mi occuperei di dare gratificazioni a chi studia ma darei un ruolo di leader a chi fa fatica, a chi non ha mezzi personali e sociali per poter emergere.
Vorrei che tutte le componenti scuola quindi anche gli A.T.A. e la segreteria lavorassero con armonia e senso di responsabilità in funzione dei ragazzi che venendo a scuola imparano, crescono ma che sono, in un mondo contraddittorio e difficile da capire, sempre più fragili e in funzione di quella grande finestra che è il sapere, che apre le menti e il cuore!”
Non abbiamo vinto il concorso! Se esistono questi dirigenti voglio augurare loro buon anno scolastico con tutto il cuore!